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AESAthon 2025: Missione su Marte

Aggiornamento: 19 mag


Dal 21 al 26 marzo 2025 presso la sala Agorà di i3P, l’incubatore di start up innovative del Politecnico di Torino si è svolto l’Aesathon, un contest a squadre pensato per mettere alla prova gli studenti chiedendo loro di elaborare un progetto in 5 cinque giorni su un tema segreto.

Il tema del contest quest’anno “Missione su Marte” ha messo alla prova le capacità di lavoro di squadra, creative e tecnico scientifiche degli studenti. Durante i giorni del contest i partecipanti si sono confrontati per cercare soluzioni progettuali innovative ai tanti problemi ancora da risolvere del viaggio e della permanenza sul pianeta rosso.

Il loro lavoro non sarebbe stato possibile senza il contributo di tre esperti del settore aerospaziale, che durante la prima giornata hanno esposto alle dieci squadre quali sono le difficoltà dell’impresa che ci porterà su Marte e lo stato della tecnologia attuale.


L’ingegner Maria Antonietta Perino program manager in Thales Alenia Space è esperta nel settore dell’esplorazione spaziale, avendo partecipato a missioni come Exo Mars, Aurora Core e Mars sample return. Rimanendo in linea con quanto detto dalla Space2030 Agenda del COPUOS (Committee on the Peaceful Uses of Outer Space) e dalla Global Exploration Roadmap della International Space Exploration Coordination Group (ISECG) la dottoressa Perino ha esposto perchè questa missione sia necessaria per l’umanità. Marte è una tappa fondamentale per favorire l’innovazione tecnologica, aumentare la nostra conoscenza scientifica del pianeta rosso e del sistema solare e promuovere la cooperazione internazionale, attraverso un uso equo e sostenibile delle risorse spaziali. Esplorarlo e colonizzarlo significa quindi spingere oltre i limiti delle possibilità umane: sviluppare tecnologie sostenibili, affrontare sfide etiche, ambientali e logistiche mai viste prima, anche per renderci più resilienti verso crisi future sul pianeta Terra.

Ha poi esposto il problema fondamentale del benessere fisico e mentale dell’essere umano nello spazio e sul pianeta rosso. Isolamento, radiazioni e mancanza di risorse… creare un ambiente adatto alla sopravvivenza dell’essere umano in queste condizioni è un’impresa titanica anche prima di considerare la lunga durata della missione. A differenza di quelle che ci hanno portato sulla Luna quella su Marte infatti impiegherebbe anni. La Perino ha inoltre ricordato il ruolo fondamentale dell’Italia nello sviluppo di moduli abitativi spaziali, primi tra tutti quelli presenti sulla ISS.

Maria Antonietta Perino program manager in Thales Alenia Space
Maria Antonietta Perino program manager in Thales Alenia Space

Giancarlo Genta, ingegnere e docente, ha invece guidato i partecipanti attraverso l’architettura di una missione interplanetaria, esplorando vantaggi e difetti dei sistemi di propulsione spaziale esistenti e in via di sviluppo; ha inoltre sottolineato la relazione fondamentale con la finestra di lancio e la traiettoria di missione, al fine di ridurre il più possibile i lunghi tempi di viaggio.

Giancarlo Genta ingegnere e docente
Giancarlo Genta ingegnere e docente

L’ingegner Serena Pipolo, rappresentante di Lazzero Technologies, ha infine trattato un aspetto spesso trascurato ma fondamentale: l’economia dello spazio. Il suo intervento ha riguardato i business model per le missioni su Marte, analizzando come partnership pubblico-private, strategie di investimento e gestione dei costi possano rendere sostenibile un’impresa di tale portata, portando come esempio di vincente la Space X di Elon Musk. Pipolo ha anche sottolineato l’importanza della valorizzazione commerciale delle tecnologie derivate dallo spazio.


Serena Pipolo ingegnere in Lazzero Technologies
Serena Pipolo ingegnere in Lazzero Technologies

Il tema proposto abbraccia tante aree del sapere e della tecnica anche molto diverse tra loro: biologia, chimica, psicologia, astrodinamica, gestione economica, scienze dei materiali… la lista potrebbe continuare all’infinito. Le 10 squadre hanno avuto un tempo limitato, 5 giorni per esplorare ed innovare uno o più dei tanti aspetti di una missione di queste dimensioni. Durante la seconda giornata hanno potuto presentare la propria idea davanti a un tavolo di cinque esperti del settore aerospaziale: l’ingegner Ivano Verzola, space business unit manager presso Lazzero Technologies, è stato flight controller della missione Columbus; l’ingegner Massimo Cafiero, è product manager presso Sabelt, azienda che si occupa di dispositivi di sicurezza in ambito aerospaziale e non; l’ingegner Mauro de Francesco e l’ingegner Alessandro Scarciglia da Thales Alenia Space; Serena Campioli ricercatrice del Politecnico di Torino in ambito di sistemi spaziali con focus sui modelli concurrent.


I giudici hanno ascoltato i ragazzi facendo loro domande ed evidenziando punti deboli e forti di ogni progetto. Essersi potuti confrontare con esperti del settore è stata un’opportunità importante perchè ha dato la possibilità alle squadre di analizzare meglio i propri progetti facendo emergere sia le criticità nascoste che i potenziali inespressi di questi.

I giudici hanno preso in considerazione la fattibilità tecnica, operativa ed economica dei progetti e la possibilità di integrazione con le tecnologie attuali e in fase di sviluppo; interdisciplinarità, originalità e capacità espositive sono stati fattori altrettanto importanti per il risultato della competizione.


La squadra che più di tutte è riuscita a comprendere e integrare al meglio tutti questi aspetti arrivando prima è stata la squadra D composta da Stefano Santoro, Matteo Sereno Regis, Matteo Vitaliano e Carlo Mario Vaschetto. Il progetto da loro ideato, chiamato Baymars è un sistema di intelligenza artificiale che fornisce e comunica agli astronauti un feedback in tempo reale e comunichi con loro tramite supporto vocale. Questa IA utilizzerebbe dati biometrici avanzati e informazioni della missione per monitorare il benessere fisico e mentale dell’astronauta, offrendo un’assistenza personalizzata in base alle sue esigenze.

L’idea di un assistente di bordo informatizzato che possa sostenere gli astronauti nel viaggio verso Marte mira a risolvere uno dei grandi problemi del viaggio spaziale: l’isolamento e la mancanza di istantaneità delle comunicazioni. La crew che si imbarcherà verso Marte rimarrà isolata per mesi o addirittura anni, in questo tipo di missione a causa dell’enorme distanza tra i pianeti nemmeno le comunicazioni vocali sono possibili.

Al termine della competizione, abbiamo avuto il piacere di intervistare la squadra vincitrice.

-Quando è stato rivelato il tema quali sono state le vostre reazioni? Cosa avete pensato?

- No, beh, quando abbiamo visto gli sticker sui tavoli abbiamo capito, poi è stato annunciato e ci siamo detti che potevamo arrivarci: la colonizzazione di Marte è un tema di cui si parla molto. Ci è sembrato molto interessante, siamo tutti molto appassionati dell’area spazio, ma ci siamo resi conto che quello che studiamo era poco utile ai progetti che avevamo in mente.  Questo è stata l’occasione per approfondire di più un campo che ci interessa ma che nella didattica del poli soprattutto in triennale è poco trattato. 

-Com’è stato lavorare in squadra? Qual è stato il vostro metodo di lavoro?

-Noi ci conoscevamo dal primo anno, il nostro metodo di lavoro è stato molto in amicizia: ci siamo trovati per un caffè e abbiamo iniziato discutere, poi abbiamo deciso quali punti trattare cosa togliere cosa aggiungere. Inizialmente il nostro progetto era molto più grande, poteva fare molte più cose ma poi abbiamo ridotto tagliando le cose più complesse o troppo grandi per essere sviluppate. Ci siamo detti che dovesse fare poche cose ma farle bene. Abbiamo dovuto gestire realisticamente il tempo. E poi ci siamo divisi i compiti, lasciando che ognuno facesse la propria ricerca indipendente e assemblando le parti a lavoro finito. Comunque ci siamo detti che non era una questione puramente tecnica ma anche di ideazione di un business model, di analisi dei costi e della fattibilità.

-Secondo voi è importante conoscere l’area economica per chi è nel settore spazio? Secondo voi è troppo poco trattata al Poli?

- Si, è importante conoscere le dinamiche economiche, per aerospaziale comunque viene data una base nei corsi di economia, ma in quei pochi cfu non si va molto a fondo; è anche compito di noi ragazzi cercare di informarsi e capire come operano le aziende di questo settore, per esempio partecipando alle visite guidate come organizzate voi.  Il Politecnico ci mette a disposizione molte possibilità per informarci ma poi siamo noi che dobbiamo andare a cercare le informazioni.

-Come siete arrivati alla vostra idea, qual è stato il processo?

-Abbiamo avuto diverse idee, all’inizio avevamo pensato a qualcosa che interessasse le comunicazioni, quindi qualcosa di più ingegneristico, poi però ci siamo detti che in tanti si concentrano già su questi aspetti, come infatti abbiamo visto alle presentazioni. Abbiamo detto concentriamoci su qualcosa che magari può sfuggire alle altre persone, che è appunto la salute mentale e il benessere fisico degli astronauti.

-Pensate che la vostra idea possa essere implementata anche oggi o la tecnologia ha bisogno di ulteriore sviluppo?

-Allo stato attuale l’IA non è ancora pronta, soprattutto considerando quanto delicata e complessa possa essere una missione su Marte, inoltre un IA per funzionare ha bisogno di raccogliere grandi quantità di dati ed essere testata, pensiamo che per iniziare a sviluppare questa tecnologia la si potrebbe implementare sulla Terra in ambienti in cui l’isolamento gioca un ruolo critico, come i laboratori scientifici in Antartide. Successivamente la si potrebbe mettere alla prova in missioni spaziali più vicine come nel caso di una base lunare.

Il progetto della squadra D non è stato l’unico degno di merito. Tutte le dieci squadre che hanno preso parte all’AESAthon di quest’anno si sono fatte valere progettando, in tempi strettissimi, soluzioni concrete e originali a problemi tanto difficili quanto affascinanti. Progetti come Baymars hanno dimostrato quante idee e soluzioni devono ancora essere esplorate, studiate e approfondite, ma anche quanta strada dobbiamo ancora compiere sia in ambito tecnologico che come specie per riuscire a uscire dalla nostra piccola biglia blu.  Lavorare in squadra e misurarsi con esperti del settore ha permesso a nuove idee e nuovi approcci di emergere; in questo contesto crediamo il nostro contest sia una piccola spinta all’innovazione e allo sviluppo tecnologico che il Politecnico di Torino cerca di promuovere.







Fonti CV relatori:

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