#AeroAESA – L’auto col motore a turboelica: il sogno di Ken Wallis

I motori a turboelica sono tra i propulsori più utilizzati nel mondo aeronautico.

Semplificando, questi si compongono di una presa d’aria, un compressore, una camera di combustione e una turbina. I gas riscaldati nella camera di combustione cedono parte della propria energia alla turbina, la quale è collegata mediante un albero e un sistema di ingranaggi a un’elica, che fornisce spinta all’aeromobile. Attualmente queste tipologie di motori vengono sfruttati su alcuni aerei civili e militari, ma il loro più grande impiego risiede nell’APU, l’Auxiliary Power Unit, ovvero un generatore ausiliario utilizzato a bordo degli aeromobili in alcune fasi preliminari a terra o in caso di emergenza. Tra il 1960 e il 1970 vi fu una parentesi speciale nella storia dell’impiego dei motori a turboelica: l’automobilismo.

Autori dell’immagine: Granatelli Enterprises e Paxton Corp. Foto di archivio “Smithsonian”

Ken Wallis è stato un ingegnere britannico, la cui vita è sempre stata legata al mondo dell’aeronautica: a 23 anni si arruolò come volontario nella Royal Air Force, con la quale combatté la Seconda Guerra Mondiale pilotando il bombardiere Convair B-36. Finita la guerra, Ken si dedicò principalmente alla ricerca, registrando numerosi brevetti. Una volta congedatosi, non abbandonò la passione per il volo e per le invenzioni, iniziando a produrre artigianalmente autogiri.

La passione per le invenzioni e per il volo di Ken non si fermò però al proprio garage. Nella seconda metà degli anni ’60, aveva pensato ad un utilizzo diverso rispetto a quello più noto dei motori a turboelica: utilizzare questi propulsori su un’auto da corsa. L’idea era semplice: collegare l’albero di trasmissione alle ruote dell’auto da corsa, così da costruire un veicolo talmente veloce da poter vincere la 500 Miglia di Indianapolis, una delle competizioni più ambite nella storia del motorsport e nota per le folli velocità mantenute dai piloti durante la gara, anche grazie al layout ovale della pista su cui si corre. A Wallis serviva solamente una squadra che finanziasse la sua idea: dopo qualche porta in faccia, il progetto venne accetto dal proprietario del team STP.

Nel Gennaio 1966, a Santa Monica, Wallis e la squadra iniziarono a lavorare sulla prima automobile con motore a turbina. L’obiettivo era far scendere in pista l’automobile per la 500 Miglia di Indianapolis del 1966, ma un problema al telaio in alluminio lo rese impossibile.

Nel 1967, nasce la STP-Paxton Turbocar. Il propulsore scelto fu il Pratt & Whitney Canada ST6B-62 (antenato dei modelli ST6 utilizzati attualmente come APU su molti aeromobili), il quale venne posizionato nel lato sinistro dell’automobile per motivi di spazio. La scelta di questo tipo di motore richiese inoltre un importante cambiamento nello stile di guida dei piloti, in quanto la potenza veniva erogata circa tre secondi dopo aver schiacciato il pedale dell’acceleratore.

L’auto debuttò alla 500 Miglia di Indianapolis dello stesso anno, guidata da Parnelli Jones e Joe Leonard. Sin da subito la STP si mostrò veloce, tanto da permettere a Jones di prendere il comando della gara in poco tempo. Il sogno di Wallis svanì però a circa otto miglia dalla fine della corsa quando, forse a causa della troppa potenza erogata dal motore, una piccola rottura nella trasmissione dell’automobile costrinse Parnelli Jones al ritiro.

Venne fatto un nuovo tentativo nel 1968. Wallis si rivolse a Colin Champan, patron della Lotus: nacque dunque limitato dal regolamento a “solamente” 500 cavalli. In partnership con la STP, tre Lotus 56 vennero iscritte alla 500 Miglia di Indianapolis del 1968. Purtroppo, a causa di un’incidente nelle prove, venne a mancare il pilota Mike Spence. L’auto però era veloce, tanto da permettere alle altre due vetture in gara di conquistare le prime due posizioni in qualifica. Il sogno di Wallis venne ancora una volta infranto quando entrambe le automobili si ritirarono nel corso della gara a causa di problemi tecnici.

Il progetto però sembrava funzionare in termini di velocità. Venne fatto un ultimo esperimento nel 1971 in Formula 1 con la Lotus 56B, un’auto a 4 ruote motrici sviluppata per i più intricati circuiti europei. Questo progetto si rivelò però fallimentare in quanto la vettura risultava inguidabile nelle curve delle gare di Formula 1, tanto da abbandonare ogni sviluppo e sostituirla nel corso della stessa stagione con automobili più convenzionali.

L’idea di Wallis fu una parentesi interessante nel mondo automotive, in quanto rappresenta la creatività e versatilità dell’ingegneria. La presenza di propulsori aeronautici sulle automobili è stata solamente una piccola goccia nel mare di soluzioni prelevate dal mondo aerospaziale e applicate nel motorsport, ma a oggi resta una delle più strabilianti, seppur non sia durata nel tempo.

A CURA DI
Alessandro Donina


Fonti:
• https://en.wikipedia.org/wiki/STP-Paxton_Turbocar
• https://en.wikipedia.org/wiki/Pratt_%26_Whitney_Canada_PT6
• https://www.formulapassion.it/motorsport/storia/tecnica-delle-formula-1-storiche-lotus-56b-1971-
terza-parte
• https://it.wikipedia.org/wiki/Turboelica
• https://en.wikipedia.org/wiki/Ken_Wallis
• https://it.wikipedia.org/wiki/Lotus_56