ExoMars: missione compiuta?

ExoMars: missione compiuta?

10 Marzo 2017, Sala consiglio di Facoltà, Politecnico di Torino.

Quest’oggi, in mattinata, si è tenuta la conferenza conclusiva della serie dedicata alla missione congiunta ESA – Roscosmos ExoMars 2016. Ospiti dell’associazione studentesca AESA Torino, che ha organizzato la conferenza stessa il dott. Carlo Cassi, l’ing. Mario Montagna e l’ing. Stefano Portigliotti.

Missione ExoMars


ExoMars 2016:
Lanciata il 14 Marzo 2016 ha portato in orbita marziana l’orbiter TGO[1] e sul pianeta il lander Schiaparelli. Questa è una missione dimostrativa col fine di testare le tecnologie necessarie a depositare in sicurezza un futuro payload sulla superficie marziana (Schiaparelli), raccogliere dati sull’atmosfera marziana, cercare tracce di gas legati alla vita e inserire in orbita marziana un relay per le future missioni. L’orbiter è di produzione Francese mentre il lander è di produzione Italiana;La missione ExoMars (Mars Exobiology) fa parte del programma ESA Aurora che si prefissa, tramite missioni via via più complesse a partire dal telerilevamento dell’ambiente marziano (ExoMars 2016) e dall’esplorazione robotica (ExoMars 2020), di portare l’uomo su Marte entro il 2030.
La missione in sé, di cui l’Italia è Program Lead, è a sua volta divisa in due parti: ExoMars 2016 ed ExoMars 2020:

Il payload di questa missione è chiamato Rover Surface Platform (RSP) formato dal Carier Module e dal Descent Module, che già da solo pesa 2 tonnellate, a sua volta contenente la Landing Platform e, finalmente, il rover. Il CM è di produzione Tedesca, il DM è una collaborazione Russo-Italiana e il rover Anglo-Italiana. Il centro di controllo del rover (ROCC) è in fase di preparazione presso la Altec di Torino.

ExoMars 2016

Il Composite, il payload della missione, è composto dall’orbiter TGO, dal lander Schiaparelli e dal Main Separation Assembly (MSA). Quest’ultimo componente, dalla massa di 50 kg, fa da interfaccia tra i due moduli ed è incaricato di lanciare, con un sistema a molla, l’EDM nel momento del distacco dal TGO, variandone la velocità rispetto a quella dell’orbiter di pochi gradi e conferendogli uno spin di 15°/s.

Trace Gas Orbiter

L’orbiter è un satellite di dimensioni 3.2 x 2 x 2 m e massa al lancio di quasi 4 tonnellate. Di queste, escludendo EDM (576 kg) e MSA, solo 112 kg sono strumentazione scientifica (payload) e il restante, quasi 2,5 tonnellate, è propellente sufficiente a garantirne il funzionamento per un periodo ben maggiore della vita operativa prevista per la macchina.

Alcuni componenti e tecnologie in dettaglio:

Render del satellite TGO durante la MOI, si può vedere sul lato a camera la HGA ripiegata

Lander Schiaparelli

L’EDM è la parte dimostrativa della missione, ha il compito di validare le tecnologie da utilizzare per la parte futura della missione. Il lander ha un diametro di 2,4 metri ed è equipaggiato con due scudi termici, anteriore (FS[6]) ablativo (sughero e resine) e posteriore (BS[7]), che racchiudono la Surface Platform. Inoltre lo scudo posteriore è funge da antenna UHF, un’implementazione necessaria a fornire la telemetria anche mentre il lander girava su sé stesso, condizione in cui un’antenna tradizionale non avrebbe avuto la stessa efficienza. Sopra lo scudo termico superiore è montato il paracadute e il suo meccanismo di apertura.

La Surface Platform (SP) è il cuore del Lander e ospita tutti i sistemi necessari all’atterraggio e, separatamente al centro, la Central Bay, che ospita tutti gli strumenti che avrebbero dovuto accendersi dopo l’atterraggio. Sotto la SP è posizionato il radar-altimetro a effetto Doppler e una crashable structure in sandwich di alluminio e fibre di carbonio pensata per attutire l’impatto dell’atterraggio. In particolare sulla Surface Platform sono installati:

Nella Central Bay invece prendevano posto:

Il montaggio di tutta l’apparecchiatura, come per le altre macchine per l’esplorazione planetaria, è avvenuto in particolari camere o aree, chiamate “camere bianche” (normativa ISO 7), in cui la presenza di contaminanti terrestri e polveri è ridotta al minimo, in modo da non trasportare materiale biologico alieno su altri pianeti ed evitare l’accumulo di polveri che potrebbero causare malfunzionamenti.

I due scudi che avvolgono la strumentazione dell’EDM, a sinistra l’inferiore ablativo e a destra quello superiore

Fasi missione 2016

Dal momento del lancio fino al termine vita, il composite prima e i due moduli poi, hanno affrontato e dovranno affrontare tutta una serie di manovre necessarie allo svolgimento della missione a loro assegnata.

A seguire le fasi passate e future della missione 2016:

Telemetria

Le fasi EDL del lander Schiaparelli

L’adozione di un robusto sistema di telemetria è fondamentale per evitare il ripetersi di eventi simili a quello che ha interessato il lander Beagle 2, lanciato nel Giugno 2003 insieme alla sonda Mars Express: fino al momento dell’EDL la missione era proceduta nominalmente e fino all’atterraggio il lander non avrebbe dovuto inviare dati, dopo giorni nell’attesa di un contatto con la Terra si è scoperto che la macchina si era schiantata sul suolo marziano.

Il problema maggiore di questa missione è stato che per tutto il tempo il lander non ha inviato segnali di telemetria, quindi non ha potuto riportare alcuna informazione a terra lasciando tutt’ora ignota la causa del fallimento.

Su Schiaparelli invece è stato integrato un sistema di telemetria completa che inviava a terra i dati che riguardavano l’EDL, eccetto per il periodo di discesa in cui era avvolto dal plasma che ne impedivano la trasmissione. I dati ottenuti tramite telemetria sono il lascito del lander e su questi sono state fatte le analisi finali.

La trasmissione aveva una velocità di 8 kbit/s con una frequenza di 10 Hz: valori piuttosto limitati considerando che le trasmissioni terresti attuali si attestano intorno ai 5 Mbit/s. All’interno di questa banda minima prendono posto le informazioni in presa diretta di alcuni dei sensori del lander, mentre gli altri dati erano archiviati nella memoria della macchina e sarebbero stati trasmessi in seguito.

La telemetria ha rivelato i seguenti fatti, qui divisi per le varie fasi di volo:

Conclusioni

La triste fine del lander Schiaparelli

Innanzitutto va detto che la missione del lander si è dimostrata compiuta per ben due terzi: solo la parte finale (L) dell’EDL è stata fallimentare, mentre tutte le altre si sono svolte perfettamente.

Detto questo si può affermare che l’incidente si sarebbe potuto evitare applicando il principio della Single Failure Tolerance, considerato non necessario vista la natura puramente dimostrativa della macchina.

Note:

[1] TGO: Trace Gas Orbiter, il satellite della missione ExoMars 2016

[2] Propulsori throttleable: propulsori con controllo della potenza (throttle = manetta)

[3] LGA: Low Gain Antenna, antenna a basso guadagno

[4] UHF: Ultra High Frequencies, metodo di trasmissione radio ad alta frequenza

[5] Attuazioni force-free: utilizzo dei motori orbitali in modo da generare solamente coppie e non forze

[6] Front Shield: scudo termico frontale

[7] Back Shield: scudo termico posteriore

[8] EIP: Entry Insertion Point, punto di entrata in atmosfera marziana

[9] Sol: giorno marziano (24h 39’ 35,244”)

[10] MOI: Mars Orbit Insertion, manovra orbitale retrograda effettuata per inserirsi in orbita marziana dopo il viaggio interplanetario

Il presente scritto è un sunto degli interventi tenuti dai relatori durante la conferenza “ExoMars: missione compiuta?” organizzata dall’associazione studentesca AESA Torino e tenutasi Venerdì 10 Marzo 2017 presso la Sala Consiglio di Facoltà del Politecnico di Torino.

Dott. Carlo Cassi: coordinatore per Thales Alenia Space delle attività di sistema della missione ExoMars 2016, seguendo in particolare la progettazione del composite[1], l’analisi di missione e le interfacce con il lanciatore, nonché l’implementazione delle interfacce meccaniche, elettriche e funzionali tra orbiter e lander.

Ha guidato il team di progetto italo-francese presso Darmstadt durante le operazioni di volo.

Attualmente è responsabile del gruppo “System Engineering Management” e “Design Authority” per l’esplorazione robotica nella sede Thales di Torino.

Ing. Mario Montagna: ha seguito la definizione dell’architettura avionica del composite per Thales Alenia Space, in particolare delle varie fasi di implementazione dal data handling e delle comunicazioni del lander, dalla progettazione di dettaglio fino alla verifica finale.

Ha eseguito i test di tutte le funzionalità dell’EDM[1] e coordinato il team di progetto avionico durante la campagna di lancio a Baikonur.

Attualmente è il responsabile del gruppo “Avionic, Data, System & Comunications design” presso la sede Thales di Torino.

Ing. Stefano Portigliotti: coordinatore di tutte le attività EDL del lander per Thales Alenia Space, seguendo tutti gli aspetti inerenti il volo e la sua simulazione e alla selezione e verifica del sito di atterraggio.

Ha inoltre seguito lo sviluppo dei sottosistemi di paracadute, protezione termica e propulsione, supervisionando i test sul campo del radar-altimetro.

Attualmente fa parte dello Staff Team del gruppo “System Design” della sede Thales di Torino, ricoprendo la funzione di coordinatore delle verifiche per il modulo di discesa per la missione ExoMars 2020.