#ThrowbackThursday – “Spirit of St.Louis”

“Il 20 Maggio 1927 esattamente alle 7:52 A.M decollai da Roosevelt Field, aerodromo situato in una piccola località vicino New York.
Allineandomi in pista, un istante prima di dare potenza, mi resi conto della nostra solitudine, eravamo io e il mio monoplano, di fronte ad un fitto muro di nebbia. Nella mia testa non sentivo nient’altro che il rombo del motore, pronto come me, a segnare il futuro dell’aviazione.
Spinsi la manetta a tutta potenza, l’aereo incominciò a rimbalzare su quel campo fangoso, quasi come se non vedesse l’ora di solcare i cieli. Sentivo le vibrazioni dentro di me, ormai eravamo diventati un tutt’uno.
Appena staccai le ruote dal suolo il lungo volo verso Parigi era iniziato. Lo Spirit era pesante e lento ma io e i ragazzi della Ryan l’avevamo studiato bene, era un velivolo progettato appositamente per quell’indimenticabile giorno. ‘’

Dopo ben 33 ore, 30 minuti e 29.8 secondi di lotta contro il sonno e la solitudine, Lindbergh atterra felicemente all’aeroporto di Le Bourget a Parigi.
Il suo primato, ancora oggi uno dei più famosi nella storia dell’aviazione, consiste nell’aver sorvolato l’Atlantico in solitario senza scalo. Infatti, già ben 8 anni prima, due aviatori britannici John Alcock e Arthur Brown avevano attraversato l’Atlantico; ma con l’ausilio di un co-pilota.
L’aereo che gli ha permesso di lasciare un segno nella storia, lo “Spirit of St. Louis”, prende il nome dall’omonima cittadina, da cui tra l’altro provenivano gli investitori. Esso fu progettato da Donald Hall sotto la diretta supervisione di Charles Lindbergh. Si tratta di una versione modificata di un convenzionale Ryan M-2 ad ala controventata, spinto da un motore Wright J-5C a 9 cilindri radiali. Quest’ultimo era capace di generare 240 cavalli di potenza, consentendo così al velivolo di volare ad una velocità media di 188 Km/h.
La Ryan fu l’unica azienda ad accettare la proposta di Lindbergh. Infatti ingegneri e piloti dell’epoca ritenevano folle poter effettuare un volo del genere in solitario a bordo di un monomotore. Secondo l’aviatore, invece, proprio in esso risiedeva la scelta vincente poiché consentiva una minore resistenza all’avanzamento, caratteristica che avrebbe consentito una superiore autonomia. Inoltre un monoplano, rispetto ad un biplano, non avendo effetti di interferenza tra le due ali, avrebbe consentito di trasportare un peso maggiore.
Per quanto riguarda i serbatoi extra, essi furono posizionati tra il motore e il sedile del pilota per garantire a quest’ultimo una via di fuga in caso di incidente. Questa modifica permetteva di caricare 1609 litri di carburante ma impediva la visione anteriore. Infatti Lindbergh, per guardare avanti, poteva contare o sui finestrini laterali, imbardando l’aereo, oppure su un periscopio a specchi posizionato in cabina.
Nel 1928 Charles stesso trasferì lo Spirit al National Air and Space Museum di Washington, luogo in cui è esposto ancora oggi.

FILE - In this 1927 file photo, Charles A. Lindbergh poses with his plane "The Spirit of St. Louis." Lindbergh’s “Spirit of St. Louis” aircraft, one of the premiere artifacts at the National Air and Space Museum in Washington, was lowered to the floor Thursday, for conservation work for the first time in more than 20 years, giving visitors a rare chance to see it up close. When Lindbergh made the first trans-Atlantic flight and landed in Paris in 1927, crowds swarmed the aircraft, tearing off pieces for souvenirs. (AP Photo, File)
FILE – In this 1927 file photo, Charles A. Lindbergh poses with his plane “The Spirit of St. Louis.” Lindbergh’s “Spirit of St. Louis” aircraft, one of the premiere artifacts at the National Air and Space Museum in Washington, was lowered to the floor Thursday, for conservation work for the first time in more than 20 years, giving visitors a rare chance to see it up close. When Lindbergh made the first trans-Atlantic flight and landed in Paris in 1927, crowds swarmed the aircraft, tearing off pieces for souvenirs. (AP Photo, File)