#AeroAESA – Il G-55 “Centauro”, un ottimo progetto ingegneristico italiano

Molti pensano che gli aerei Italiani della seconda guerra mondiale non fossero all’altezza di combattere, solo perché Hollywood negli anni ha reso famosi attraverso le sue pellicole per lo più i caccia degli alleati. Anche noi Italiani abbiamo comunque dimostrato di saper far un buon lavoro di progettazione, e il G-55 ne è l’esempio.

In cielo dall’aprile dell’anno 1942, ebbe una breve ma ottima attività operativa, svolta per la maggior parte sotto le insegne dell’aviazione della Repubblica Sociale Italiana. Il G-55 dimostrò di avere abilità da intercettore ad altitudini elevate.
Dietro questo caccia c’è l’efficace mano dell’ingegnere Giuseppe Gabrielli, da cui ovviamente deriva la famosa “G” della sigla. Al Fiat G-55 è stato attributo il titolo di “miglior caccia prodotto in Italia durante la guerra”. Nei duelli aerei svoltisi nei cieli dell’Italia Settentrionale, sul finire della guerra, il Centauro ingaggiò combattimenti con avversari come il Supermarine Spitfire e gli aerei americani, facendo vedere in ogni occasione che esiste ed è un potente avversario.

Era rispettato tra i piloti, ma ne furono costruiti solo 164 esemplari. In produzione dai primi mesi del 1942, le prime consegne furono nell’agosto del 1943 dello stesso anno. La stessa Luftwaffe, dopo averlo testato e comparato, nel 1943, lo considerò “il miglior caccia dell’Asse”. L’ultima versione, il G-56, è del marzo 1944. Con un più potente motore Daimler-Benz DB 603, che erogava 1750 CV, toccava la velocità di 685km/h e nei test surclassava anche il Me 109G. Anche Gabrielli aveva modificato un caccia con motore radiale, il Fiat G-50, per accoppiarlo con il motore tedesco Daimler-Benz DB 601 A1. L’operazione tuttavia non portò a un nuovo caccia di serie. La Fiat colse l’occasione per rispondere al bando di concorso della Regia Aeronautica per i caccia “serie 5”, equipaggiati del motore Daimler-Benz DB 605 A da 1.475 CV, con un velivolo completamente nuovo, che solo vagamente era simile al Freccia.

Gabrielli aveva inizialmente lavorato al nuovo progetto basandosi su un motore ancora ai primi sviluppi, il Fiat A.38 R.C, progettato da Antonio Fessia, il quale erogava circa 1.200 cavalli tra i 1.500 e i 4.500 metri di quota. Non avendo a disposizione parecchio tempo per l’omologazione del nuovo motore, Gabrielli adattò il progetto già denominato G-55 al motore tedesco Daimler-Benz DB 605 A, che nella nostra penisola la Fiat avrebbe costruito su licenza come Fiat R.A. 1050B Tifone, con la stessa geometria dell’A.38. Per far funzionare al meglio l’impianto propulsivo, il G-55 era dotato di un’ampia presa d’aria montata centralmente sotto la fusoliera.

Il collaudatore Valentino Cus ebbe la fortuna di pilotare il G-55 per la prima volta il 30 aprile del 1942. È da ricordare il coraggio di questi piloti che mettevano in pericolo la propria vita in riferimento agli standard di sicurezza di quei tempi.

Non mancarono ritardi alla catena di montaggio e produzione del velivolo. La Regia Aeronautica, per una scelta tecnica e tattica dovuta alla guerra, decise di firmare contratti con tutte e tre le aziende italiane di aerei da combattimento, rimanendo senza fondi necessari e ritrovandosi con pochi esemplari di ognuno dei tre modelli prodotti.

In Italia si ebbe la possibilità attraverso la Fiat di produrre internamente il motore tedesco Daimler-Benz, rinominandolo RA1050 “tifone”. Ovviamente per motivi militari e strategici la Luftwaffe, curiosa di scoprire il potenziale della nostra aviazione, decise di istituire una missione nella penisola nel febbraio del 1943 per produrre test in cui si misurassero con i nuovissimi caccia italiani della “serie 5”. Il team tedesco confrontò in cielo un Messerscmitt Bf -109G-4 e un focke Wulf Fw- 190 A-5, i gioielli di quel tempo, con il Fiat, il Reggiane 2005 e il Macchi M.C.205. Anche se i caccia italiani erano superiori a quelli tedeschi per agilità e velocità di salita, la Luftwaffe valutò il G-55 come “ottimo”, il Re.2005 come “buono” e il M.C.205 come “medio”.

Il Tenente colonnello Oberst Petersen, responsabile della missione, attraverso il telegrafo mandò la notizia al maresciallo del Reich, Hermann Goering, che “il miglior caccia dell’Asse era il G-55”. Giunto il verdetto, la Luftwaffe ipotizzò di sospendere la fabbricazione di tutti i loro caccia a elica a favore del Fiat, anche con la prospettiva di ottenere, montando il Daimler Benz DB 603 da 1750 cavalli, un “super-caccia”: il Fiat G-56 da quasi 700 km/h, maneggevole, con un’ottima posizione da tiro e capace di svettare più rapidamente di tutti gli altri caccia con motore a pistoni fino a 13.500 metri, ad un altitudine maggiore di qualunque bombardiere alleato.

Aspettando il G-56, la Luftwaffe, decise di dotare del Centauro diverse delle sue unità da caccia. L’esercito tedesco nell’autunno del 1943 ordinò 500 Centauro, ma ne vennero costruiti solo 148. Le autorità italiane avevano calcolato una produzione di 3.600 esemplari per la Regia Aeronautica, ma i bombardamenti inglesi su Torino alla fine del 1942 distrussero le fabbriche, rendendo così impossibile la produzione rapida di questo caccia. Questo costò all’Italia una produzione di soltanto 32 Centauro per la Regia Aeronautica prima dell’Armistizio.

Per via del triplo delle ore/lavoro necessario per costruire un esemplare del caccia italiano rispetto alla costruzione di un Bf-109, il progetto della Luftwaffe di acquisire il Centauro decadde. Eppure, gli uomini della Luftwaffe calcolarono che l’industria nazionale italiana sarebbe potuta arrivare a produrre 800 caccia al mese, smettendo di costruire biplani e bombardieri ormai obsoleti.

La produzione del G-55 andò avanti anche dopo l’Armistizio ma, a causa dei raid, dei sabotaggi e delle manifestazioni degli operai, la fabbrica torinese arrivò a costruire, fino alla fine del conflitto, solo 180 esemplari di G-55, un numero molto più basso del previsto. A causa del corso degli eventi che si sono susseguiti nel 1943, gli stormi ebbero per primo il caccia Macchi, vista la possibilità di poter utilizzare le linee di produzione dello M.C.202. I primi G-55 vennero consegnati ai reparti nell’aprile del 1943, ma la loro operatività costò dell’ulteriore tempo. Le macchine della serie erano ben armate, infatti erano equipaggiate con 4 mitragliatrici Breda-SAFAT da 12,7 mm, due superiori e due inferiori in fusoliera, e con un piccolo cannone Mauser MG 151 da 20mm che sparava attraverso il mozzo dell’elica. Nei G-55 della serie 1, le due mitragliatrici inferiori in fusoliera erano in questo caso sostituite da cannoncini da 20 mm nelle ali.

Caratteristiche tecniche:

Lunghezza: 9,372 m
Altezza:3,130 m
Superficie alare:21,11 mq
Apertura alare: 11,85 m
Peso a vuoto:2.630 kg
Peso totale:3.520 kg
Velocità max:620 km/h