Lo scorso 15 maggio la Cina è diventata la seconda nazione al mondo a far atterrare con successo un rover su Marte, riuscendo nell’impresa che rappresenta il sogno di tanti e di cui, fino a due settimane fa, potevano vantarsi solo gli Stati Uniti.
Ciò che rende la missione Tianwen-1 – questo è il suo nome – ancor più stupefacente, è il fatto che si tratti della prima missione interplanetaria con rover, lander e orbiter dell’Agenzia spaziale cinese (CNSA), che ha quindi raggiunto il suo obiettivo al primo tentativo! Ma è solo la prima di un progetto più grande che prevede una serie di missioni successive sul Pianeta Rosso, tutte denominate Tianwen, tra cui una nel 2030 per riportare campioni di roccia marziana sulla Terra, e tutte con lo scopo di studiare il suolo di Marte e cercare eventuali tracce di vita.
La sonda è stata lanciata il 23 luglio 2020, con il vettore Lunga Marcia 5 (LM-5) dalla base di Wenchang, sull’isola cinese di Hainan. Dopo un viaggio di circa 7 mesi attraverso il sistema solare, ha completato il suo inserimento nell’orbita di Marte il 10 febbraio scorso, dove è rimasta per tre mesi, necessari per la preparazione all’ingresso in atmosfera. Il 15 maggio è stato quindi il giorno in cui, dopo i famosi sette minuti di terrore, il lander, con il rover Zhurong, ha finalmente toccato il suolo marziano.
Il sito scelto per lo sbarco è la parte meridionale della pianura chiamata Utopia Planitia, che si trova nell’emisfero settentrionale del pianeta: si tratta di un’area che si è formata miliardi di anni fa a causa dell’impatto con un meteorite, e che è stata in realtà già esplorata in passato, nel 1976, dal lander Viking 2 della NASA, atterrato invece nella parte settentrionale della pianura.
Ma ora parliamo del rover Zhurong, che prende il nome dall’antico dio del fuoco della mitologia cinese. È un rover a sei ruote, progettato per rimanere operativo per almeno tre mesi (90 Sol), con una massa di 240 kg, dimensioni di 2,6 x 3 x 1,85 metri, e quattro larghi pannelli solari con una forma simile a quella delle ali di una farfalla.
A bordo sono presenti sei strumenti scientifici per effettuare diverse misurazioni e acquisire immagini: il Ground-Penetrating Radar (GPR), che permette di acquisire immagini a circa 100 metri sotto la superficie, la Telecamera multispettro (MSC), la Telecamera di navigazione e topografia (NTC), il Mars Meteorological Measurement Instrument (MMMI), il Mars Surface Compound Detector (MSCD) e il Rilevatore di campo magnetico (MSMFD). Quest’ultimo in particolare rappresenta una novità su Marte, e lo studio del campo magnetico sarà fondamentale per capire la causa della scarsità di atmosfera sul pianeta.
La missione del rover è dunque quella di aiutarci a ricostruire la storia del pianeta, attraverso questi strumenti, focalizzandosi su quattro aspetti fondamentali nell’area di interesse: la topografia e la struttura geologica del terreno; la struttura del suolo ed eventuali tracce di acqua; la composizione chimica dei minerali e i diversi tipi di roccia; le caratteristiche fisiche (temperatura e pressione) dell’atmosfera e della superficie rocciosa di Marte.
Il 20 maggio l’Agenzia spaziale cinese ha pubblicato le prime due immagini ad altissima risoluzione inviate da Zhurong: una in bianco e nero che mostra la rampa del lander che il rover ha poi utilizzato per raggiungere effettivamente la superficie del pianeta il 22 maggio, e una a colori, in cui sono ben visibili i pannelli solari e l’antenna di navigazione.
Il rover cinese Zhurong si è quindi ufficialmente unito alla “popolazione” di robot attualmente attivi su Marte, che comprende i rover Curiosity e Perseverance, con l’elicottero Ingenuity, e il lander Insight, tutti della NASA; a loro si aggiungeranno sicuramente nuovi abitanti in futuro, come il lander Kazačok e il rover Rosalind Franklin della missione ExoMars che partirà nel 2022 (frutto della collaborazione tra l’Agenzia spaziale europea e quella russa), ed eventualmente, nei prossimi decenni, i primi umani, tutti con un comune obiettivo: esplorare il Pianeta Rosso per scoprire nuove informazioni sul suo passato, che potrebbero portare alla luce scoperte ulteriori sul passato, presente e futuro della Terra.