Intro
Lo spirito di avventura insito nell’animo umano ci ha sempre spinti ad andare oltre i nostri confini per esplorare l’ignoto, ma avere un campo base, un rifugio o una qualsiasi comfort-zone risulta fondamentale per una esplorazione sicura e duratura.
Gli aspetti che ci affascinano dello spazio sono molteplici, prima fra tutti sicuramente l’idea di abbandonare il nostro pianeta natale, aspetto estremo se pur fondamentale per soddisfare proprio lo spirito d’avventura prima citato, ma una volta usciti dalla nostra amata atmosfera quale posto possiamo definire porto sicuro?
Negli ultimi anni sono stati fatti incredibili passi avanti per quanto riguarda il raggiungimento dello spazio, rendendolo sempre più accessibile e favorendo anche il traffico commerciale, questo anche grazie all’abbassamento del costo necessario per far arrivare un’unità di massa in orbita, però per quanto riguarda restarci (nello spazio) la situazione è diversa.
Al giorno d’oggi vi sono solo due stazioni spaziali che orbitano attorno alla Terra, che rappresentano gli unici posti attualmente abitati non sul nostro pianeta: la ISS come collaborazione tra Stati Uniti (NASA), Europa (ESA), Russia (Roscosmos), Giappone (JAXA) e Canada (CSA) e la Tiangong gestita dalla CNSA (China National Space Administration);
come si può notare, entrambe sono gestite da enti pubblici ma, con l’avanzare dei partner privati nell’ambito aerospaziale, anche la richiesta (ormai quasi necessità) di una stazione spaziale di tipo “commerciale” è in aumento.
Se avete seguito gli eventi dello IAC (International Astronautical Congress) nell’ottobre di quest’anno (2024) probabilmente il nome VAST Space vi sarà familiare; è proprio durante il convegno che hanno presentato Haven-2, una proposta per sostituire in futuro la ISS, ma è bene fare un riepilogo approfondito di questa relativamente giovane ed emergente società americana, per poterne cogliere a pieno tutti gli aspetti.
Nel 2021 il programmatore, imprenditore e filantropo americano Jed McCaleb fonda la compagnia VAST, dedita all’ambito aerospaziale e con l’obbiettivo di “contribuire ad un futuro in cui l’umanità vivrà nello spazio” (come rilasciato in un’intervista fatta a Max Haot, attuale CEO di VAST).
Di recente hanno anche firmato un Memorandum d’Intesa con il ministro dei trasporti della Repubblica Ceca nel quale VAST si impegna ad includere l’astronauta di riserva Aleš Svoboda per una delle loro future missioni, instaurando così il coinvolgimento di questa nazione nei loro progetti.
Dopo aver analizzato il mercato, il fondatore si è reso conto che ciò che mancava per progredire alla realizzazione del suo obiettivo era risolvere il problema dell’abitabilità dello spazio, facendo affidamento sul già affermato SpaceX per quanto riguarda i lanci.
Per fare ciò il team di VAST ha stabilito una roadmap ben precisa per raggiungere il loro progetto finale molto ambizioso, ossia la costruzione di una stazione spaziale in grado di generare gravità artificiale a bordo; ma andiamo per gradi:
- nel 2025 si prospettano di lanciare Haven Demo, il quale non ospiterà personale umano a bordo ma servirà a testare le tecnologie che andranno ad essere implementate sui futuri moduli;
- più avanti sempre nel 2025 dovrebbe essere lanciato anche Haven-1: la prima stazione spaziale commerciale della storia, la quale ospiterà dell’equipaggio umano (4 persone);
- nel 2028 sarà il turno del primo modulo di Haven-2 il quale è progettato per sostituire la ISS prima del suo ritiro nel 2030;
- entro il 2032 si auspica il completamento della costruzione di Haven-2, la quale sarà fornita di nove moduli disposti su quattro rami e dovrebbe superare le attuali capacità della ISS e delle altre stazioni spaziali;
- in fine nel 2035 dovrebbe avvenire la costruzione e messa in opera di Artificial Gravity Station la quale potrebbe rappresentare il futuro della abitabilità a lungo termine dello spazio.
Capitolo 1: Haven-1
Dopo aver eseguito i test orbitali sulle tecnologie e gli envirorment tramite Haven-Demo, verrà lanciata Haven-1 in una missione orbitale con equipaggio (tramite una capsula Dragon) della durata di 2 settimane; questa missione sarà completamente auto finanziata dal fondatore stesso dell’azienda.
L’obbiettivo principale di questo lancio è prettamente mirato a dimostrare che in questa decade il team di VAST è in grado di costruire e operare la prima stazione spaziale commerciale per vincere il contratto della NASA per il programma “Commercial LEO Destinations”; nonostante altre aziende abbiano già vinto la prima fase di selezione contrattuale, VAST punta al primato di aver già costruito e gestito una propria stazione autonomamente.
Parlando degli spazi interni abitabili si può notare che saranno suddivisi principalmente in due: un’area “giorno” con un tavolo dispiegabile, la domed window di 1,1 metri per l’osservazione esterna e la parete con i dieci payload scientifici; l’altra area sarà invece dedicata ad ospitare gli alloggi dell’equipaggio con un corridoio di accesso e delle interfacce.
Le dimensioni di progetto esterne misurano di 4.4 metri di diametro e 10.1 metri di lunghezza, grandezze compatibili per effettuare il lancio con un Falcon-9; internamente invece si avrà un volume pressurizzato di 80m3 di cui 45m3abitabili; per quanto riguarda in fine il portello di docking ve ne sarà soltanto uno per consentire l’accesso alla capsula.
Capitolo 2: Haven-2
I moduli di Haven-2, nonostante saranno costruiti sulle specifiche di base del precedente, avranno una serie di miglioramenti dovuti alla maggior longevità delle missioni e alla modularizzazione della stazione finale, infatti pur partendo dallo stesso diametro si arriverà ad una lunghezza di 16 metri rendendo così necessario l’utilizzo di un lanciatore Falcon Heavy (sempre facendo affidamento su SpaceX); il volume pressurizzato sarà di 80m3 e quello abitabile arriverà a ben 55m3.
Parlando dei cambiamenti per la modularizzazione abbiamo principalmente l’aggiunta di un secondo portello per il docking, necessario per il collegamento tra i moduli lineari ed Haven-Core; quest’ultimo sarà protagonista del 5° lancio della missione e rappresenta una sfida completamente nuova date le sue dimensioni di 7 metri di diametro, sarà inoltre dotato di un braccio robotico, un porto per l’attracco e una camera di equilibrio per attività extraveicolari.
L’obiettivo di VAST è quello di stringere accordi con altri partner internazionali interessati. In particolare per la costruzione degli ultimi quattro moduli si pensa di renderli specializzati con ad esempio la costruzione di una cupola di 3.8 metri sull’estremità di uno di essi e l’adattamento di un altro dei moduli allo studio di payload esterni (simile al modulo Kibō, attualmente sulla ISS sviluppato dalla JAXA).
I nove moduli complessivi verranno lanciati ad intervalli di circa sei mesi andando a comporre dapprima una configurazione lineare fino a quattro moduli, per poi passare ad una configurazione “ramificata” attorno al Core, così facendo tra il 2028 e il 2032 la nuova stazione sarà auspicabilmente completata.
Conclusione: Interstellar?
Volendo dare uno sguardo al futuro che sembra uscito da un film, come precedentemente accennato, VAST si prospetta di costruire anche una stazione spaziale in grado di generare gravità artificiale; pur avendo già precisato che sarà un progetto diverso e separato da Haven-2 e che quindi non dovrà aderire alle richieste progettuali attualmente fornite dalla NASA. I primi test per la generazione della gravità avverranno già su Haven-1 al termine della sua missione (dopo i tre anni di vita operativa e senza equipaggio).
La Artificial Gravity Station viene attualmente descritta come una “penna gigante” del diametro di 7 metri che sarà in grado di girare su sé stessa generando una forza di 1 G alle estremità con vari livelli di gravità decrescente verso il centro.
Detto ciò, anche se al giorno d’oggi ci si chiede “quando” e non più “se” sarà possibile il raggiungimento di questi meravigliosi obbiettivi, la strada per raggiungerli è lunga ed intricata; a noi, in quanto futuro di questi ideali, non ci resta che crederci e portarli avanti: “Dare Mighty Things”.
A CURA DI
Fabrizio David Previti
Fonti: