#AESASpazio – La nuova frontiera delle tute aerospaziali

La tuta spaziale è il rivestimento utilizzato dagli astronauti durante le attività extraveicolari (EVA) per isolarsi dall’ambiente esterno, letale per il corpo umano.
Dalla SK-1 usata da Yuri Gagarin alla Navy Mark IV americana usata durante il programma Mercury, le tute si sono evolute a tal punto da essere delle vere e proprie navicelle spaziali, come la NASA stessa le definisce.
Cosa c’è di nuovo?
Bhe, sicuramente il comfort e le funzionalità.
La Orion Crew Survival System è una versione re-ingegnerizzata di quelle del passato.
Progettata per essere usata all’interno delle capsule durante le fasi di lancio e rientro, è realizzata con materiale ignifugo ed è più facile da indossare grazie ad un nuovo sistema di cerniere.
Il colore arancione, che ricorda quelle usate nelle missioni con lo Space Shuttle, è fondamentale per l’individuazione nel caso di ammaraggio.
La OCSS è stata pensata più leggera e con guanti che potranno interagire con dispositivi touch, dando per scontato che sarà, ovviamente, assemblata su misura per ogni astronauta.
Inoltre sappiamo che è ottimizzata in tutti quegli aspetti centrali per la sopravvivenza e le attività degli astronauti in viaggio, come i sistemi per la regolazione della temperatura abbinati, internamente ed esternamente, o il rifornimento di ossigeno e la rimozione di anidride carbonica.
L’ingegneria all’interno della tuta è di primissimo livello e la sicurezza gioca un ruolo chiave: la tuta è in grado di tenere in vita gli astronauti per sei giorni anche in caso di depressurizzazione accidentale della cabina.
Per quanto riguarda le passeggiate spaziali, invece, entra in gioco la Exploration Extravehicular Mobility Unit(xEmu), il nuovo prototipo di tuta che verrà utilizzata anche per le esplorazioni della superficie lunare.
Questa nuovissima tuta ha grandissima libertà di movimento nella rotazione delle spalle, nella vita e nel movimento delle gambe, grazie ai sistemi estensibili che permetteranno all’astronauta di muoversi più facilmente e di raccogliere campioni di rocce lunari mentre la tuta rimane pressurizzata.
Tutto grazie non solo a materiali estensibili ma anche a cuscinetti che riducono gli sforzi da parte dell’astronauta. Quest’ultimo entra dalla zona posteriore e non c’è più la divisione in due segmenti (inferiore e superiore).
Le nuove xEmu sono caratterizzate da un casco completamente ridisegnato e ottimizzato per la comunicazione degli astronauti con i colleghi in orbita o a terra, grazie a microfoni incorporati e attivati in automatico dalla voce.
La nuova struttura di queste tute spaziali consente anche di ridurre l’impatto della polvere lunare che è molto abrasiva e che facilmente si attacca (per via dell’elettricità statica) agli oggetti, comprese le tute.
L’elmetto sarà inoltre dotato di una visiera protettiva – contro graffi e abrasioni per esempio – che può essere rimossa e cambiata in orbita dopo le passeggiate spaziali, senza bisogno di assistenza da terra.
I progressi dell’elettronica hanno permesso di miniaturizzare in maniera sostanziale i sistemi del Portable Life Support System, il classico “zainetto” che gli astronauti portano in spalla, per avvantaggiare la sicurezza: è stato possibile, infatti, inserire dei sistemi di riserva utili in caso di avaria di quelli principali. Allo stesso modo, sono stati duplicati i sistemi idraulici di ossigenazione e ricircolo dell’aria.
Queste tute saranno, inoltre, in grado di proteggere chi le indossa da temperature estreme comprese tra i -156 gradi centigradi e i 121 gradi centigradi.
L’unico problema resta quello dello scarico dei liquidi e dei rifiuti, al quale gli ingegneri non sono ancora riusciti a trovare una soluzione. Ecco perché gli astronauti dovranno continuare a mettere il ‘pannolino’.
Per quanto possano avere tutte queste sbalorditive potenzialità, le tute devono essere ancora del tutto collaudate, infatti secondo la roadmap è previsto che nel 2021 ci sarà la seconda revisione e i test di tenuta nel vuoto. Nel 2024 invece dovrebbero essere realizzati due modelli che saranno impiegati per il viaggio verso la Luna.
La riscoperta della Luna non è più una novità e grazie al lavoro di ingegneri come Amy Ross e Kristine Davis la tecnologia spaziale fa passi da gigante.
La corsa allo spazio continua e noi di AESA saremo sempre pronti a seguire passo passo le evoluzioni di questo fantastico mondo.