#AESASpazio – Fuoriuscita di ossigeno a bordo della ISS

Giovedì 30 agosto 2018 i tecnici della NASA, seguendo costantemente il volo della Stazione Spaziale Internazionale da Houston, rilevarono dai dati una minuscola diminuzione della pressione al suo interno. La velocità con la quale l’aria fuoriusciva non era però tale da rendere necessario svegliare gli astronauti, che al momento dormivano. L’aria stava fuoriuscendo dalla Soyuz MS – 09 (la navicella che serve a portare gli astronauti in orbita e successivamente a farli tornare a Terra) e per questo motivo i due cosmonauti russi allora presenti sulla stazione sono stati invitati la mattina seguente a svolgere una sorta di “radiografia” alle pareti della navicella, rilevando la presenza di una frattura lunga circa 2 mm.

Il foro si trovava nel modulo abitativo della Soyuz, ovvero in quella parte che viene abbandonata al momento del rientro sulla Terra quindi non ci sarebbero comunque stati problemi per il rientro dei cosmonauti. Una volta individuato, il foro è stato riparato con una specie di “garza” contenente una sostanza epossidica (una sorta di colla ad elevata reattività) appositamente studiata per applicazioni di questo tipo. Una volta eseguita questa operazione, la pressione all’interno della Stazione Spaziale è tornata ai livelli normali. L’ossigeno fuoriuscito è stato rimpiazzato con quello presente nella navetta di rifornimento Progress, giunta alla ISS alcune settimane prima.

Da cosa è stato provocato il foro? I principali indiziati furono una microscopica roccia spaziale oppure un detrito, probabilmente il frammento di un satellite andato distrutto. L’orbita stessa della stazione viene talvolta aggiustata proprio per evitare questi pericolosi detriti, che possono mettere a rischio la vita degli astronauti e l’integrità della stazione orbitante.

Quello appena descritto non è stato però l’ultimo problema di questo tipo che gli astronauti hanno dovuto affrontare a bordo. L’agenzia spaziale russa, comunemente chiamata Roscosmos, ha infatti annunciato di recente che circa un anno fa si era registrata una perdita d’aria anomala e solo quando la quantità persa è diventata importante è stato deciso di porvi rimedio, perché se avesse continuato sarebbe stato necessario inviare una missione di rifornimento. Inizialmente la situazione non è stata giudicata importante perché considerata non pericolosa e solo mesi dopo la falla è stata finalmente trovata. Il certosino lavoro di riparazione è attualmente in corso e viene svolto dall’equipaggio della stazione, attualmente composto dal comandante americano Chris Cassidy della NASA e dai cosmonauti russi Anatoly Ivanishin e Ivan Vagner. La perdita d’aria sembra sia stata localizzata (dopo settimane di ricerca in cui la stazione è stata esaminata modulo per modulo) nel modulo Zvezda, il quale è molto importante perché fornisce ossigeno e acqua potabile a metà degli altri moduli; inoltre esso provvede all’eliminazione dell’anidride carbonica tramite un macchinario specifico. Adesso la caccia si concentrerà sulla ricerca del punto preciso attraverso il quale l’aria si diffonde nello spazio. Per riuscire nell’impresa, l’equipaggio dispone di uno strumento a ultrasuoni in grado di “sentire” la fuoriuscita di aria dai moduli. Nonostante il problema non desti particolari preoccupazioni nell’immediato, la NASA ha chiarito che deve essere risolto entro ottobre.

Nel frattempo, il 14 ottobre è avvenuto con successo un nuovo lancio di una Soyuz con tre astronauti a bordo mentre nelle ultime ore la NASA ha rimandato a non prima del 15 novembre il lancio della seconda missione della Dragon – 2 che porterà quattro astronauti alla ISS, spostamento comunque non causato dai problemi tecnici ma solo dal “traffico” intenso di navicelle che partiranno e arriveranno alla stazione orbitale durante il mese di ottobre 2020.