#AESASpazio – DART: la prima missione per la difesa planetaria

Tutti quanti sappiamo che la causa principale che portò all’estinzione dei dinosauri fu l’impatto di un gigantesco meteorite dal diametro di migliaia di chilometri. Bene, dovremmo preoccuparci? Potrebbe accadere anche a noi? Risposta breve: Sì; dalla storia degli impatti avvenuti sulla Terra è “infatti” certo che prima o poi verremo colpiti da un meteorite di medie-grandi dimensioni.

Cosa possiamo fare per prevenire questa minaccia?
Quello che possiamo fare si riassume essenzialmente in due punti.

Il primo è individuare e monitorare le orbite dei corpi che ci circondano, in maniera tale da avere una mappa completa e in tempo reale della situazione, e accorgerci del pericolo con abbastanza anticipo.

Il secondo è come possiamo effettivamente evitare la tragedia, ovviamente nulla a che vedere con bombe atomiche o razzi lanciati contro l’asteroide, come ci si aspetterebbe nei migliori film americani, è molto più semplice e meno rischioso cercare di deviare l’orbita dell’asteroide. Ed è proprio questa la soluzione che NASA ed ESA hanno deciso di testare con la missione DART.

Che cos’è DART?
DART (Double Asteroid Redirection Test) è un piccolo satellite dal volume di circa 1 m^3 e dalla massa di 600 Kg che ha colpito la superficie di un asteroide, con l’obiettivo di cambiare la sua orbita e permetterci di testare le nostre simulazioni su eventi di questo tipo.

DART nasce da un progetto precedente di NASA ed ESA che prendeva il nome AIDA ed era formato da due missioni: la missione europea AIM, che sarebbe arrivata per prima in orbita intorno all’asteroide e avrebbe raccolto dati come composizione chimica e densità; e la missione americana DART che sarebbe arrivata in un secondo momento. Tuttavia per mancanza di fondi la missione europea è fallita e la ESA ha optato per una seconda missione, HERA, che raggiungerà l’asteroide nel 2027 per studiare le conseguenze dell’impatto e fornire dati più accurati.

Insieme a DART, era presente anche Licia Cube (Light Italian CubeSat for Imaging of Asteroids), un cubesat costruito dall’Agenzia Spaziale Italiana (ASI), in collaborazione con la compagnia Argotec, che si è staccato poco prima dell’impatto per filmare e fornire un punto di vista privilegiato. Oltre a Licia Cube, montata su DART vi era una seconda camera, DRACO, che è nata dalla riprogettazione di quella montata sulla New Horizon (una sonda spaziale, costruita dalla NASA), e che ha permesso di avere le immagini in diretta fino a pochi attimi prima dello schianto.

 

 

La missione
La missione è partita il 24 novembre 2021 ed ha raggiunto il suo obiettivo il 26 settembre 2022. L’asteroide scelto per il test è Dimorphos (diametro 170 m), che orbita intorno ad un asteroide più grande, Didymos (diametro 780 m) ad una distanza di circa 1 Km e con un periodo orbitale pari a 11 ore e 55 min.

La particolarità di essere un sistema a sé stante ci permette di misurare con maggior precisione la deviazione dell’orbita in seguito all’impatto.

La velocità relativa, a cui è avvenuta la collisione, tra DART e Dimorphos, è di 22.530 km/h. Data l’elevata velocità, è stato rilasciato un quantitativo di energia cinetica tale da innalzare un enorme getto di materiale.

Aspettative e risultati
Dalle simulazioni effettuate in precedenza, la NASA, per validare la missione, aveva considerato come cambiamento minimo accettabile dell’orbita, circa 73 secondi in meno di quella originale. L’analisi dei dati reali ottenuti, ha dimostrato che l’impatto cinetico ha generato una variazione del periodo orbitale di Dimorphos di circa 32 minuti, con un errore di più o meno 2 minuti, è stato superato il valore di soglia di circa 25 volte.

Il motivo di questo risultato così tanto sopra le aspettative è da attribuire all’effetto di rinculo dato dalle tonnellate di materiale e polveri sollevate dopo la collisione e che hanno amplificato di 3,6 volte la spinta ricevuta da DART. Lo studio di questo materiale, può essere utilizzato per capire la composizione superficiale dell’asteroide, ed avere una visione molto più chiara riguardo all’efficienza di trasferimento di quantità di moto da DART a Dimorphos.

Conclusioni
Bisogna comunque specificare che, per quello che sappiamo, dal monitoraggio degli asteroidi che ci circondano, non dovremmo avere rischi di impatti almeno per il prossimo secolo. In ogni caso non si possono escludere le comete, che periodicamente vengono a farci visita e delle quali non è scontato conoscere l’orbita, e l’arrivo di corpi extrasolari, di cui non conosciamo l’orbita.

Tutto questo è solo l’inizio di un lungo percorso di test e studi, che ci porteranno ad affinare le nostre tecniche di difesa planetaria e non solo.

“Tutti noi abbiamo la responsabilità di proteggere il nostro pianeta natale. Dopo tutto, è l’unico che abbiamo” ha detto l’amministratore della NASA Bill Nelson, in merito alla missione.

Chicche per i più appassionati


La missione DART è stata utilizzata per testare nuove tecnologie, come:

  • Il progetto ROSA: che comprende dei pannelli fotovoltaici raccolti a rullini che si aprono e si estendono. Inoltre la struttura presenta degli specchi che concentrano la luce solare sui pannelli, aumentando il rendimento.
  • NEXT-C: un nuovo propulsore ionico, il cui funzionamento si basa su un campo magnetico che spara atomi di Xenon ionizzati.


A CURA DI
Francesco Presicce


FONTI
https://www.nasa.gov/feature/early-results-from-nasa-s-dart-mission
https://www.nasa.gov/specials/pdco/index.html#dart
https://www.nasa.gov/press-release/nasa-confirms-dart-mission-impact-changed-asteroid-s-motion-in-space
https://www.asi.it/esplorazione/sistema-solare/liciacube/