#AeroAESA – Sul ponte dell’innovazione decollano aerei

Gli aerei. Hanno cambiato fin dalla loro invenzione il nostro modo di vivere e di morire. Capita infatti molto spesso che i velivoli che tanto amiamo per le loro spettacolari caratteristiche, vengano usati per scopi meno nobili come la guerra. Purtroppo, le guerre esistono da sempre e se c’è una cosa certa è che l’impegno mostrato dall’uomo nel cercare ogni volta un’arma più potente e più letale attraverso uno sviluppo tecnologico, sembra sempre essere infinito. In molti nella storia hanno espresso quanto la guerra porti progresso e si riferivano chiaramente al salto tecnologico che accomuna qualsiasi guerra moderna. Per quanto sia triste questa cosa, nel campo aeronautico, le guerre hanno cambiato da sempre e per sempre il modo di spostarsi delle persone. Infatti, talvolta le tecnologie utilizzate per lo sviluppo di armi da guerra sono state sfruttate nel campo civile portando questo sviluppo ad essere in parvenza meno crudele.
Ritornando agli sviluppi del campo aeronautico in termini di difesa e sorveglianza dello spazio aereo, il comune denominatore dello sviluppo tecnologico attuato da ogni Paese è la necessità di aumentare il raggio d’azione dei velivoli con il massimo carico possibile e con altrettanta manovrabilità. È chiaro però che l’autonomia di un velivolo non può essere estesa all’infinito a meno di utilizzare rifornimenti in volo o uno strumento molto particolare: la portaerei.
Sebbene non si tratti di un velivolo e quindi devii un po’ dalla semplice aeronautica, la sua influenza nell’utilizzo dei caccia da combattimento merita l’attenzione di noi appassionati.
Fin dalla nascita della prima portaerei, il loro ruolo nelle guerre moderne è stato decisivo come avvenne nell’attacco a Pearl Harbour, tanto che il numero di portaerei di cui uno Stato può disporre viene spesso usato come definizione della grandezza armata della nazione stessa. Lo sviluppo aeronautico ha di pari passo subito alcune svolte in merito alle tecnologie usate dai caccia imbarcati. Ma cosa rende la portaerei una macchina così speciale? Beh una portaerei permette il decollo e l’atterraggio di velivoli adatti a questa manovra da qualsiasi posizione nel mondo a patto che ovviamente si trovi in mare. Si tratta di un vero e proprio aeroporto militare galleggiante tanto che, nonostante siano di dimensioni incredibili e che lo spazio non manchi, il ponte di una portaerei viene considerato il posto di lavoro più pericoloso al mondo. Il traffico sul ponte di una portaerei in caso di piena operatività è sconcertante. Basti pensare che può atterrare un velivolo al minuto e durante questo intervallo, per alcuni tipi di portaerei, possono decollare due caccia. Ma come è possibile tutto questo? Organizzazione. Questa è la chiave del successo delle portaerei. Se prendiamo ad esempio le portaerei di classe Nimitz americane, sul ponte possono ospitare decine di velivoli la cui organizzazione, la disposizione, la gestione in termini di rifornimento di combustibile e armamenti, di manutenzione e di controllo devono essere totali. Cosa significa in termini pratici? Significa che ogni operatore ha la sua funzione definita dalla divisa di colore differente a seconda della mansione che dovrà essere svolta al meglio. Non possono esserci errori poiché il minimo sbaglio può causare disastri inimmaginabili. Basti pensare cosa potrebbe succedere nel caso in cui venga effettuato un errato atterraggio o decollo. In entrambi i casi, come già successo nella storia, si va in contro a veri e propri disastri come lo schianto tra velivolo e l’isola o la caduta in mare di un velivolo.
Tralasciando le migliaia di persone imbarcate su una portaerei, il numero spaventoso di cucine e pasti serviti al giorno, le scorte di cibo e rifornimenti che possono portare questa nave a evitare rifornimenti per più di 6 mesi, la propulsione nucleare di alcune di esse tanto da poter solcare i mari per 50 anni senza rifornimento di combustibile, come vengono gestiti i velivoli?
Tutto comincia dall’hangar presente sottocoperta. Qui i velivoli vengono riforniti di armi dagli uomini con la divisa rossa e combustibile dalle “giubbe viola” e, attraverso una piattaforma mobile, una volta pronti per il decollo, vengono portati all’altezza del ponte. I caccia, guidati dalle “giubbe gialle” dopo l’ispezione TOTALE del ponte da parte di centinaia di uomini in cerca di qualsiasi detrito che potrebbe essere ingerito o lanciato dai motori spinti a massima potenza, prendono posizione in corrispondenza delle catapulte, ovvero dei sistemi di lancio in grado di accelerare il velivolo da 0 a 130 nodi in meno di 2 secondi attraverso un sistema di cilindri pressurizzati mediante il vapore generato dal reattore nucleare. Una volta in posizione, il carrello anteriore viene agganciato alla catapulta e una barriera viene innalzata dietro al velivolo per evitare che il flusso dei gas combusti possa provocare danni a valle. Quando è tutto pronto, i “giubbotti verdi” danno il via, i freni vengono sganciati, il motore mandato al massimo e la catapulta azionata. In un istante il velivolo è in volo con una accelerazione spaventosa. A missione compiuta, il velivolo dovrà appontare. Per farlo, una volta accertata la posizione rispetto al ponte attraverso una continua comunicazione radio con le “giubbe bianche” e attraverso speciali fasci luminosi, il velivolo dovrà appontare tentando di ingaggiare, per mezzo di uno speciale braccio telescopico, uno dei 4 cavi d’acciaio da 2 pollici di diametro (controllati dalle “giubbe verdi”) disposti trasversalmente sul ponte per arrestare la corsa. Tali cavi son collegati agli stessi pistoni utilizzati per il lancio attraverso le catapulte, i quali hanno la funzione di dissipare gradualmente l’energia. Non appena il ponte viene toccato con le ruote, i motori vengono spinti al massimo così da consentire un nuovo decollo (chiamato Bolter) nel caso in cui non venisse agganciato alcun cavo. Ad appontaggio avvenuto, gli uomini con le giubbe gialle guidano immediatamente in posizione di parking il velivolo in modo da liberare la pista prima del prossimo atterraggio.
L’intera attività della portaerei è monitorata continuamente attraverso una completa ed efficiente comunicazione tra la torre di comando e la torre di controllo le quali si trovano sull’isola: una specie di ponte sopra coperta ben visibile nella maggior parte delle portaerei. Dall’isola si ha inoltre una continua comunicazione con l’intera flotta navale di scorta che solitamente è composta da incrociatori, un cacciatorpediniere, un sommergibile e altre varie navi da guerra a seconda della missione. Si può dire che nell’isola si trova il cervello della portaerei che però, come in qualsiasi macchina vivente o meno, non sarebbe nulla senza tutta una serie di altri organi che svolgono a loro volta un preciso compito in modo impeccabile.
La portaerei è pertanto sicuramente una nave da guerra, creata per dispiegare aerei da combattimento nelle zone più remote del mondo, ma non dobbiamo dimenticare i grandi cambiamenti che ha portato alla evoluzione dell’aviazione militare ma soprattutto alla storia.