#AeroAESA – “SANDY!”: A-1 Skyraider

La storia del Douglas A-1 Skyraider inizia in piena Seconda Guerra Mondiale, quando la United States Navy emanò un bando per un aereo imbarcato monomotore, capace di trasportare bombe, siluri e dall’ampio raggio d’azione. Progettato troppo tardi per partecipare al conflitto, il prototipo fece il primo volo il 18 marzo 1945 ed entrò in servizio nel 1946, ma fu nella Guerra di Corea scoppiata nel 1950 che iniziò la leggenda dello Skyraider.
Nella guerra contro la Corea del Nord, l’A-1 venne estensivamente usato dalla U.S. Navy come aereo imbarcato da attacco al suolo. Del resto, in che altro ruolo poteva essere utilizzato? Anche ad una prima occhiata si vede come esso non fosse stato concepito per combattere altri aerei: al contrario, l’A-1 è un velivolo colossale, certamente uno dei più grandi aerei monoposto e monomotore ad essere mai esistiti. All’alba dell’era dei rapidi ed eleganti caccia a reazione, lo Skyraider spiccava dal resto per il suo classico carrello biciclo e il suo motore radiale a pistoni, simboli di un’epoca che aveva ormai raggiunto il proverbiale “canto del cigno”: al posto di una soave melodia, però, l’A-1 produceva un rombo assordante, frutto dei 2500 cavalli impacchettati in un singolo motore Wright R-3350, lo stesso installato nel bombardiere B-29 Superfortress, necessari per far sollevare da terra le 5 tonnellate e mezza di peso del velivolo. Questo ovviamente non considerando l’armamento, visto che lo Skyraider poteva trasportare fino a 3630 kg di munizioni di vario tipo (più di un bombardiere pesante B-17 Flying Fortress!) ripartiti sotto l’impressionante numero di quindici piloni sotto ala e fusoliera.
Le sue caratteristiche lo resero perfetto per il CAS, acronimo per il Supporto Aereo Ravvicinato alle truppe di terra, e ne diede ampiamente prova durante la successiva Guerra del Vietnam negli anni ’60, sotto le insegne della Navy e anche della U. S. Air Force. Di fatto, l’A-1 fu il primo aereo a far proprio il concetto di supporto aereo ravvicinato, ovvero essere in grado di volare lento e a bassa quota per rimanere in contatto coi soldati e supportare le loro operazioni per lunghi periodi di tempo. Per fare ciò l’A-1 venne estensivamente corazzato in modo di aumentare la sua possibilità di sopravvivere ai colpi di armi di piccolo calibro.
Tutto questo peso andò ovviamente ad impattare sulle sue performance: il pilota di Skyraider Cpt. Richard Drury lo descrisse come “una macchina del tempo: imbarcava circa 150 litri di olio, la maggior parte dei quali finiva sulla superficie dell’aereo e sul pilota. Bruciava inoltre circa 380 litri di combustibile all’ora”. Tutto ciò per andare lento, visto che, quando trasportava il suo carico bellico, neanche le preghiere e le parole di incoraggiamento da parte del pilota lo spingevano oltre i 300 km/h; tuttavia non è la velocità ad essere importante per il CAS, ma altri fattori nei quali l’A-1 eccelleva, quali il raggio di virata, la velocità di stallo, il carico bellico, il raggio d’azione e la capacità di rimanere in volo a lungo: un singolo A-1 poteva rimanere in aria quasi 10 ore.
Tipicamente lo Skyraider veniva caricato di bombe e razzi a mandato a colpire obiettivi terrestri nordvietnamiti, ma il ruolo in cui l’A-1 impresse il suo nome a caratteri cubitali è il SAR (Search And Rescue, ricerca e soccorso): quando un pilota americano veniva abbattuto, si alzavano in volo gli elicotteri per andare a recuperarlo, scortati dai celebri “Sandy”, ovvero dagli Skyraider equipaggiati per l’occasione, gli unici in grado di mantenere il passo lento dei velivoli ad ala rotante. Una volta arrivati nella zona e stabilito un contatto con il pilota abbattuto, e presumibilmente ferito, era compito degli A-1 mettere in sicurezza l’area, per consentire agli elicotteri di atterrare, e contemporaneamente respingere ogni possibile assalto da parte del nemico: proprio a tale scopo i velivoli venivano equipaggiati con varie combinazioni di bombe e razzi, oltre a poter contare sui propri quattro cannoni interni da 20 mm.
Ironia della sorte, il primo velivolo americano ad abbattere un nemico durante il conflitto in Vietnam non fu un veloce e scintillante jet di nuova generazione come l’F-4 Phantom o l’F-105 Thunderchief, ma proprio un umile A-1 Skyraider! Andando a soccorrere un pilota americano abbattuto, il 20 giugno 1965 una squadriglia di quattro “Sandy” venne intercettata da due MiG-17: i piloti di A-1 Johnson e Harman fecero fuoco coi cannoni da 20 mm e riuscirono ad abbattere uno dei due aerei nemici, segnando così una straordinaria vittoria un aereo ad elica contro uno a getto.
Una volta terminata la guerra in Vietnam, l’A-1 servì ancora le forze aeree americane fino agli inizi degli anni ’70, sostituito dai più moderni aerei a getto. Volò anche sotto le insegne di altri Stati, tra i quali Francia e Svezia. Amato da tutti gli appassionati di aviazione, l’A-1 Skyraider non sarà stato l’aereo più elegante ed avanzato al mondo, ma sicuramente il cuore di ogni pilota abbattuto in Vietnam, colmo di terrore ed incertezza, si alleggeriva quando la sua radio di emergenza pronunciava le fatidiche parole:
“Sandy sta arrivando!”