#AeroAESA – L’U-2 “Dragon Lady”

Siamo a metà degli anni ’50, in piena guerra fredda, e gli americani vogliono avere la meglio sull’Unione Sovietica spiando tutte le mosse del nemico. Certo, si poteva semplicemente mandare delle spie della CIA sul territorio sovietico, ma il rischio era molto elevato: serviva qualcosa all’avanguardia per vincere la guerra. Così viene indetto un concorso dall’intelligence americana per creare un aereo spia senza eguali.
Vince la Lockheed Martin con il CL-282, una rielaborazione dell’F-104, alla quale vengono commissionati 20 velivoli, per un totale di 22,5 milioni di dollari.
Dotato di 2 P&W J75 poteva volare fino a 475 miglia/hr e, grazie alle sue ali sottili e lunghe come quelle di un aliante, poteva raggiungere i 70mila piedi, garantendo un’area di osservazione molto ampia. Volavano così in alto che, durante i test di volo nell’Area51, furono scambiati per avvistamenti UFO, leggenda portata avanti fino al 2014 quando la CIA ha ammesso che erano “solo” test segreti dell’intelligence.
Una delle particolarità del velivolo era il carrello di atterraggio, che vedeva solo due ruote, una dietro l’altra e non il tradizionale a tre punti di appoggio. Questo rendeva davvero instabile l’atterraggio tant’è che l’aereo al suolo si appoggiava su una delle due estremità alari, strisciando a terra. Proprio per questo le due estremità erano equipaggiate con superfici in titanio, facilmente sostituibili.
Venne battezzato U-2, “Utility-2”, nulla di eccezionale in questo nome, eppure gira una leggenda sulla vera origine di questo.
La leggenda narra che durante una prova taxi l’aereo ha “deciso” di prendere quota da solo mentre era seguito da un C-47 per il supporto al decollo e atterraggio. Le ali così lunghe, infatti donavano una portanza altissima all’aereo, così alta da rendere davvero difficile l’atterraggio.
I piloti dei due aerei iniziano ad agitarsi: cercare di buttare il muso dell’U-2 verso il basso non serviva a nulla, continuava a risalire in quota. Dopo svariati tentativi il pilota decide di atterrare in maniera non proprio tradizionale: fa stallare l’aereo riuscendo così a portarlo a terra, seguito poi dal C-47.
“What the hell were you trying to do, kill me?” F*ck you!” dice il secondo pilota al primo.
“Well, f*ck you”
“F*ck you, too”
Ed è proprio il “you too” di questa accesa discussione ad aver dato il nome al velivolo.
E non è da meno la storia che gira intorno al suo soprannome: Dragon Lady. La prima cosa a cui si pensa è il colore nero e la forma del velivolo che, in effetti, sembra davvero un drago che solca i cieli. E, invece, come ci racconta Phil Patton, all’inizio era semplicemente chiamato The Article da “test article” e che il nome Dragon Lady in realtà derivi da una vignetta “Terry and the Pirates”, dove in una delle avventure Terry sarà costretto ad allearsi alla sua affascinante nemica, chiamata Dragon Lady.
Così inizia la storia di questo singolare aereo spia che, volando alto nei cieli, era gli occhi della CIA sul territorio Sovietico. Di sicuro gli occhi del Dragon Lady non erano da quattro soldi: fotocamera a barre ottiche, sistema di ricognizione elettro-ottica, camera a infrarossi multispettrale e sistema ASARS-2 (radar ad apertura sintetica), in continuo aggiornamento dalla Lockheed fino alla fine della vita dell’aereo. Pare che l’ultimo aggiornamento risalga al 2013 ma si crede che alcuni sistemi siano stati implementati nell’ F-22 e nell’ F-35, niente male per un aereo degli anni ’50.
Eppure, ironia della sorte, gli occhi della CIA erano praticamente ciechi al suolo. Al decollo e all’atterraggio la visibilità dal cockpit era praticamente nulla e per questo necessitava di un aereo di supporto.
Molte sono le avventure che hanno coinvolto l’U-2 durante gli anni di servizio, ma due sono degne di nota.
La prima riguarda il pilota Gary Powers, quando il 1° Maggio 1960, durante un volo sull’U-2 fu abbattuto nello spazio aereo sovietico.
L’aereo fu intercettato dai radar sul suolo russo. Per i sovietici era un affronto intollerabile: un aereo americano che sorvolava i loro cieli proprio il giorno della festa nazionale.
Tutti i caccia russi decollarono all’inseguimento ma nessuno riusciva a raggiungerlo, era troppo alto, allora furono sganciati 14 missili S-75, uno dei quali riuscì a colpire l’aereo.
Alla notizia dell’aereo abbattuto il presidente Eisenhower dichiarò che si trattava di un semplice volo di osservazione metereologica caduto a causa di un guasto tecnico, una tragedia inevitabile.
Sicuramente un dramma per la CIA, ma la copertura era salva: cosa avrebbero mai potuto recuperare i sovietici da un aereo irriconoscibile schiantato al suolo?
Eppure il 7 Maggio arrivò un comunicato dal presidente del Consiglio dei ministri dell’URSS, Chruščëv: “Abbiamo i resti dell’aeroplano e anche il pilota vivo e vegeto”.
Powers, infatti, rimasto illeso allo schianto, era stato catturato e condannato a 3 anni di prigione e 10 di lavori forzati.
Ormai il presidente era spalle a muro, ammettere di aver mentito alla nazione oppure far finta di non essere informato sulla realtà dei fatti?
Fu ammessa la verità, l’America stava spiando il Paese nemico, ma avrebbe fatto di tutto per riportare a casa il comandante Powers.
Forse qualcuno conosce già il finale della storia, raccontato tutto nel film “Il ponte delle spie” (2015): tutto si concluse nel 1962 con uno scambio di prigionieri sul ponte Glienicke, a Berlino.
Il secondo evento risale all’Agosto del 1962; ormai era salito in carica il presidente Kennedy, quando dalle foto di un U-2 che sorvolava Cuba si scoprì la presenza di una base missilistica, dove si trovavano armamenti simili a quelli che avevano abbattuto Gary Powers.
Nasce così una delle fasi più delicate della Guerra Fredda: il presidente Kennedy, non appena fu informato dei fatti, davanti alla TV nazionale dichiarò un blocco militare su Cuba. Susseguirono giorni di tensione tra l’USA e l’URSS, si rischiava un’altra Guerra Mondiale. Tutto si concluse con un accordo pacifico: i sovietici avrebbero smantellato la base cubana se gli americani avessero eliminato le basi in Italia e Turchia, e così fu.
La vita dell’U-2 si doveva concludere ufficialmente nel 2012, anno entro il quale il pentagono aveva previsto la pensione degli ultimi esemplari ancora operativi. Eppure, nel 2016 pare che uno si sia schiantato nel nord California e, ancora nel 2017, un aereo della stessa tipologia sia stato intercettato dagli aerei di Teheran, in Iran. Le capacità impressionati di questo velivolo hanno fatto in modo che venisse utilizzato per più di 50 anni dal primo volo, prolungando le sue dimissioni, dal momento che ad oggi non esiste ancora un aereo in grado di sostituirlo.