#AeroAESA – In picchiata: F-16 Falcon

Nonostante sia stato battezzato “Fighting Falcon” dalla General Dynamics (ora Lockheed Martin), chiamarlo così risulta in un’esplosione di fragorose risate e sorrisetti compassionevoli da parte di tutti i piloti e appassionati di aerei nelle vicinanze: il nome dell’F-16 è “Viper”, vipera, sia per la somiglianza col serpente, sia per quella ad una serie televisiva andata in onda negli anni d’esordio dell’aereo sul palcoscenico internazionale.
Il progetto F-16 affonda le sue radici già negli anni ’60 quando tra le file dell’USAF (United States Air Force) era ormai diventato palese che non era ancora possibile affidarsi esclusivamente ai missili, tecnologia per l’epoca nuova ed ancora inaffidabile. L’iniziale fiducia, che si rivelò mal riposta, negli AIM-7 Sparrow e AIM-9 Sidewinder durante la guerra in Vietnam risultò in una diminuzione sostanziale del rapporto vittorie/sconfitte aeree per gli Stati Uniti; contrariamente alle previsioni iniziali gran parte dei combattimenti si svolgeva ancora con gli avversari ben in vista e a portata di cannone, situazione in cui i pesanti F-4 americani si trovavano in svantaggio rispetto ai più agili e leggeri MiG-21 vietnamiti.
Imparando dai propri errori, vide la luce il progetto LWF (Light Weight Fighter, ovvero “caccia leggero”): un caccia leggero e manovrabile, che avrebbe potuto fare un uso estremamente più efficiente della spinta dei motori per avere sempre il nemico nel suo mirino.
Nel 1978, quindi, entrò in servizio l’F-16, sicuramente una sorpresa per appassionati e curiosi dell’epoca, che videro un aereo relativamente piccolo entrare in competizione contro colossi come F-4 Phantom, F-15 Eagle e F-14 Tomcat: ma le apparenze non devono ingannare, poiché per quanto instilli paura e timore la vista di una tigre, ancora più terrificante è vederla fuggire da una piccola ed esile vipera, spaventata dal suo morso velenoso.
Il Viper è, esternamente, un caccia veramente semplice: un pilota, un motore, una singola deriva di coda, due semiali (per fortuna). Mai giudicare un libro dalla copertina però, perché è all’interno che l’F-16 gioca le sue carte migliori, partendo proprio dal quel singolo motore, beffardamente montato nell’epoca dei caccia bimotori. Il Pratt & Whitney F-100, infatti, conferisce al Viper un rapporto spinta/peso maggiore di 1, e gli consente di accelerare anche in una salita perfettamente verticale.
Il cockpit è altrettanto rivoluzionario: la cloche non è posizionata al centro, bensì alla destra del pilota, il sedile è particolarmente sollevato per garantire migliore visibilità e reclinato di circa 30 gradi (contro i circa 15 degli altri aerei) per contrastare gli effetti degli alti G sul pilota; a coronare il tutto vi è la meravigliosa “bubble canopy”, ovvero il cupolino di vetro che al posto di essere inframmezzato da elementi strutturali circonda completamente il pilota senza interruzioni, garantendogli una visione senza precedenti.
È nel sistema elettrico dell’F-16, tuttavia, che avvengono i miracoli: l’aereo è infatti intrinsecamente instabile, ovvero è tecnicamente incontrollabile e tenderebbe a scappare dalle mani del pilota alla prima perturbazione. Questo è ovviato dal sistema fly-by-wire a quattro canali che riceve gli input dal pilota tramite la cloche e li elabora per consentire le manovre senza la perdita di controllo.
Qualcuno potrebbe porsi il quesito se non sia molto più semplice progettare direttamente un aereo stabile e risparmiarsi tutte le complicazioni: la risposta è sì, a patto di voler rinunciare all’incredibile manovrabilità che conferisce questo sistema, progettato per far danzare il Viper in cielo come nessun altro caccia ha mai fatto prima.
L’elettronica del Viper è altrettanto avanzata, a partire dal sopracitato sistema fly-by-wire e comprendendo il radar AN/APG-68 dalla portata di circa 300 km, pod da contromisure elettroniche, pod LITENING per l’acquisizione e illuminazione di bersagli e dispenser di chaff e flare.
Ricordandosi che l’F-16 è un aereo da combattimento, bisogna passare in rassegna i suoi armamenti. Essendo un aereo multiruolo ed estremamente versatile, può trasportare sia munizioni aria-aria che aria-terra. Le prime sono rappresentate fondamentalmente dai missili della famiglia Sparrow (ora praticamente sostituiti dagli AIM-120 AMRAAM) e Sidewinder, le seconde comprendono un numero più ampio di elementi: missili aria-terra AGM-65 Maverick, missili anti-radiazioni AGM-88 HARM e anti-nave AGM-84 Harpoon, oltre ad un’ampia varietà di razzi, bombe a caduta libera, a guida laser o GPS, ed ovviamente serbatoi supplementari. Tutto questo può essere ripartito su due piloni sulla punta delle ali (dedicati esclusivamente a missili aria-aria), sei sotto l’ala e tre sotto la fusoliera.
Sin dai suoi esordi, l’F-16 è diventato estremamente popolare non solo nell’USAF ma anche nelle forze aeree di tutto il mondo, grazie alle sue prestazioni invidiabili e al suo costo contenuto. Attualmente è l’aereo militare ad ala fissa più numeroso in servizio negli eserciti mondiali, ed ha partecipato in tutti i maggiori conflitti dalla sua introduzione in poi, oltre a gran parte di quelli minori.
I suoi operatori, oltre agli Stati Uniti, sono Israele, Turchia, Grecia, Corea del Sud, Belgio e moltissimi altri, ed anche l’Aeronautica Militare Italiana li ha avuti tra le sue file in leasing dal 2001 al 2012.