La Guerra Fredda portò a uno sviluppo di natura tecnologica impressionante: già dagli albori delle tensioni tra il blocco sovietico e quello americano si videro diverse soluzioni sul piano bellico e non. Erano gli anni ‘50 quando per la prima volta il blocco occidentale ricevette informazioni su un bombardiere sovietico di prestazioni notevoli.
Nacque il mito del Tupolev Tu-95, denominato “l’Orso” dalla Nato a causa delle dimensioni e del rumore assordante che producevano i suoi motori.
La longevità del Tu-95 è stata in parte merito del suo creatore ma anche della sua versatilità in diversi scenari. Nell’immediato dopo guerra, Andrei Tupolev diede all’Unione sovietica il primo bombardiere nucleare, il Tu-4 (denominazione Nato: “Toro”), una copia dei diversi Boeing B-29 Superfortress che si potevano trovare caduti in territorio sovietico a seguito dei bombardamenti sul Giappone.
Sebbene il “Toro” fosse ancora operativo, il partito comunista sentì il bisogno di avere un velivolo di dimensioni maggiori, capace di effettuare voli a lungo raggio, raggiungere obiettivi strategici statunitensi e allo stesso tempo idoneo ad effettuare un bombardamento di vaste proporzioni. I requisiti vennero affidati a due aziende, quella di Tupolev e quella di Myasishchev. In seguito a diverse verifiche, il prototipo di Andrei T. risultò maggiormente affidabile, poiché pensato “con un approccio conservativo per la realizzazione di un bombardiere a lungo raggio”. (Douglas Berrie, un analista aeronautico all’IISS, International Institute for Strategic Studies).
Ritenuto il turbogetto ancora un tipo di propulsione acerba e conseguentemente non adatto a un progetto di tale importanza per l’URSS, Tupolev optò per l’utilizzo di quattro enormi motori turboelica Kuznetsov NK-12, ciascuno fornito di due eliche controrotanti. I vantaggi di un turboelica erano la sua constatata affidabilità nel tempo e la semplicità rispetto a un propulsore più avanzato come il turbogetto, questo significava anche la possibilità di poter trovare agevolmente pezzi di ricambio. In aggiunta, l’uso di due eliche controrotanti rendevano il mezzo più efficiente e gli permettevano una velocità massima di 800 km/h (pari a quella dei moderni velivoli civili) mentre in crociera arrivava a 500 km/h. Sfortunatamente la rotazione di questo particolare sistema generava un rumore di magnitudine maggiore rispetto agli altri sistemi propulsivi e rendeva il TU-95 riconoscibile da grande distanza, tant’è che si racconta che i sottomarini americani potessero sentirlo nonostante fossero immersi a grandi profondità.Le ali dell’Orso erano une delle tante novità in un bombardiere, progettate per essere a freccia con un angolo di circa 35 gradi al fine di ridurre la resistenza aerodinamica.
Comunemente a molti velivoli dell’epoca, vi fu la necessità di dotare il mezzo di postazioni per il personale incaricato della comunicazione, guida missilistica e controllo del volo; di fatto dietro alla cabina di pilotaggio fu pensato uno scompartimento per altri 5 membri dell’equipaggio. Il velivolo era supportato da un Radiotechniczny System Bliskiej Nawigacji (RSBN) per la navigazione aerea e diversi tipi di radar tra i quali figuravano quello meteo, quello per la guida missilistica e infine uno per l’attività di bombardamento.
L’utilizzo del Tu-95 per il test della Bomba Zar (il più grande ordigno a idrogeno mai creato, la cui potenza era pari a 50 Megatoni) e le sue prestazioni generarono timori in certe nazioni del blocco occidentale, principalmente perché la Nato possedeva caccia ad ala dritta incapaci di superare il Tupolev. Il gap tecnologico venne presto colmato e il ruolo del bombardiere subì presto un ridimensionamento.
Nei primi anni Sessanta entrò in servizio, sul modello TU-95k, il missile da crociera aria-superficie Raduga Kh-20, noto con il nome Nato di AS-3 Kangaroo: di dimensioni paragonabili a quelle di un caccia, questo veniva spinto da un turbogetto ed era in grado di trasportare una bomba termonucleare da 800 chilotoni. Nello stesso periodo su modelli di Tu-95K-22 furono montati missili antinave Raduga Kh-22, con il nome Nato di AS-4 Kitchen), e, come il Kangaroo, dato le notevoli dimensioni erano esterni al velivolo.
Nel 1958 venne utilizzata una versione civile del Tu-95, registrata sotto il nome di Tupolev Tu-114, che possedeva un diametro della fusoliera pressurizzata superiore, carrello di atterraggio rialzato e flap di dimensioni maggiori.
Furono intercettati anche diversi modelli per la ricognizione “ottica”, come il TU-95U (BEAR E), dotato di svariate telecamere montate nel compartimento adibito normalmente alle bombe, oppure con aerei per ricognizione radar vennero viste versioni con il “radome” (Tu- 126).
Recentemente svariati modelli sono stati visti attraversare il mar Baltico o anche avventurarsi nello spazio aereo di svariate nazioni europee e regioni statunitensi. Tali voli sembrerebbero essere svolti per testare le debolezze aeree della Nato e del territorio dell’Alaska; tutto sommato il gioco “del gatto e il topo” tra US e URSS (ulteriormente continuato dalla Russia), non sembra essere ancora finito e questo gigante vuole rimanerne ancora uno dei protagonisti.