#AeroAESA – Il coccodrillo: Mil Mi-24 “Hind”

Sin dalla guerra di Corea nei primi anni ‘50, l’elicottero si impose sui campi di battaglia come il mulo da soma degli eserciti: versatile, robusto ed efficiente, in grado di svolgere innumerevoli missioni come trasporto truppe, trasporto materiali, ricognizione, ricerca e soccorso, attacco leggero, evacuazione medica, questo nuovo tipo di velivolo non ci mise molto a dimostrarsi indispensabile nelle guerre del futuro.
Fu proprio il progetto di un elicottero a giungere negli uffici dell’aviazione sovietica negli anni ’60, ed a presentarlo fu la Mil, azienda di enorme successo nel blocco orientale per quanto riguarda i velivoli ad ala rotante. La peculiarità di questo nuovo design era la sua capacità di svolgere sia missioni di attacco al suolo che trasporto truppe, incorporando in un’unica macchina due ruoli di importanza vitale: battezzato Mi-24A (nome in codice NATO “Hind”), esso fece il suo primo volo il 19 settembre 1969 ed entrò in servizio nel 1972.
L’ascesa alla ribalta del Mi-24 avvenne però nel 1976, quando entrò in servizio una versione modificata, detta Hind-D. Soprannominato “coccodrillo” oppure “gobbo” dai suoi piloti, l’impatto che ebbe l’Hind-D (da qui in poi indicato semplicemente come “Mi-24” o come “Hind” se non ulteriormente specificato, in quanto variante principale di questo elicottero) nel campo dei velivoli ad ala rotante è paragonabile a quello dell’AK-47 per le armi da fuoco, per denotare l’importanza che ebbe in tutte le guerre successive.
Il Mi-24 condivide molto a livello componentistico e strutturale con la sua versione precedente, la A, fatta eccezione per la cabina per i piloti, costituita da due abitacoli in tandem in cui trovano posto il pilota in quello posteriore e il cannoniere in quello anteriore. Per assolvere al suo doppio compito di cannoniera volante e trasporto truppe, l’Hind è in grado di alloggiare fino ad otto soldati in equipaggiamento da battaglia nel compartimento posteriore, oppure più di due tonnellate di carico esterno tramite funi; tutto ciò è possibile grazie ai 2200 cavalli di potenza erogati da ciascuno dei suoi due motori turboalbero Isotov TV3 montati sopra la fusoliera, che mettono in rotazione un rotore principale a cinque pale, dalla caratteristica inclinazione di 2,5 gradi per contrastare la tendenza dell’elicottero a traslare durante l’hovering, ed un rotore di coda a tre pale.
L’aspetto bitorzoluto e crudo dell’Hind non deve ingannare, poiché le sue prestazioni sono eccellenti, sia dal punto di vista della manovrabilità che della velocità massima: nel 1978 uno di questi velivoli, opportunamente modificato, battè il record di velocità per un elicottero registrando uno sbalorditivo 368,4 km/h. Curiosamente, per gli ingegneri che l’avevano progettato esso non sarebbe dovuto essere in grado di compiere un barrel roll, ma, parafrasando Einstein, “il Mi-24 non lo sa, dunque lo fa lo stesso”.
E’ nelle capacità offensive, però, che il Mi-24 mostra i suoi punti di forza: l’armamento principale consiste in una mitragliatrice calibro .50 a quattro canne rotanti montata in un pod flessibile sotto il muso (sostituita successivamente da un cannone fisso da 23 o 30 mm a seconda della versione), accompagnato da 6 piloni sulle alette esterne e in grado di trasportare diverse combinazioni di pod con mitragliatrici, razziere da 32 munizioni S-5 ciascuna oppure un singolo razzo da 240 mm, missili anticarro Fleyta (sostituiti dagli Shturm nelle versioni successive) e bombe di vario tipo. La fusoliera è corazzata per resistere a colpi fino a 12,7 mm.
La consacrazione dell’Hind avvenne durante l’invasione sovietica dell’Afghanistan dal 1979 al 1989. Durante il conflitto esso venne impiegato principalmente per attacco al suolo e supporto aereo ravvicinato, dimostrando un’efficacia sbalorditiva grazie alla sua solidità e ai suoi pesanti armamenti: ogni volta che veniva avvistato un Hind in volo si creava il panico tra i ribelli afghani, dotati unicamente di mitragliatrici di piccolo-medio calibro, che non riuscivano nemmeno a grattare via la vernice di questo imponente elicottero, o di ingombranti cannoni contraerei fissi, troppo ingombranti e lenti per far fronte alla sorprendente agilità dell’Hind. A differenza dei cosiddetti “fast movers”, ovvero gli aerei da attacco, esso era in grado di rimanere per un esteso periodo di tempo sul campo di battaglia prima di fare rifornimento, fornendo una copertura continua ai propri soldati durante le battaglie ed instillando paura nel cuore dei suoi nemici. Proprio questa sua temibile presenza anche dal punto di vista psicologico gli valse il soprannome, da parte dei ribelli, di “Carro del Diavolo”.
La totale supremazia del Mi-24 portò la CIA a fornire ai ribelli afghani lanciamissili portatili Stinger per cercare di abbattere questi elicotteri: l’enorme traccia infrarossi lasciata dai due potenti motori dell’Hind li rendeva facile bersagli per i missili a ricerca di calore, che ne abbatterono 27 in totale durante tutto il conflitto e costrinse gli ingegneri a dotare gli elicotteri di miscelatori di aria fredda per ridurre la capacità degli Stinger di agganciarli.
La guerra in Afghanistan fu il battesimo del fuoco per l’Hind e la sua grande popolarità per l’esportazione fece in modo che partecipasse in praticamente tutti i conflitti dalla sua introduzione fino al presente; basti pensare che il Mi-24 è attualmente in servizio con più di 40 forze armate diverse.
Forti dei più nuovi elicotteri d’attacco Mi-28 e Ka-52, la Russia aveva annunciato che per il 2015 avrebbe ritirato tutta la sua flotta di Mi-24. In seguito alle eccellenti prestazioni registrate durante le operazioni in Siria, però, questa proposta è stata cancellata in favore di un ammodernamento della suite avionica e degli armamenti, oltre all’equipaggiamento di occhiali per la visione notturna. In conclusione, dopo 50 anni dalla sua introduzione, l’Hind è ancora uno dei punti cardine della tecnologia elicotteristica, ed è probabile che la sua inconfondibile sagoma sarà avvistata nel cielo per ancora molto tempo.