Oggi torniamo a parlare degli aerei cargo più grandi del mondo, analizzando il successore del SuperGuppy: l’Airbus A300-600ST “Beluga”.
Dalla sua nascita, Airbus ha dovuto far fronte ad un problema non di poco conto: essendo un consorzio formato dai maggiori produttori europei, possiede numerosi stabilimenti dislocati tra Francia, Regno unito, Germania, Spagna ed altri anche fuori dal Vecchio Continente, ad esempio in Cina e Turchia. La sede principale dove vengono svolte, tra le altre, le operazioni di assemblaggio finale è a Tolosa in una zona difficilmente raggiungibile via terra (su gomma o rotaia) o via mare, pertanto, la logistica dell’azienda si è dovuta ingegnare non poco per far arrivare nel sud della Francia i pezzi più voluminosi, come le ali e le fusoliere degli aerei. Nel primo ventennio di vita la compagnia ha utilizzato sotto il nome di Skylink i famosi SuperGuppy statunitensi, derivati dagli StratoCruiser prodotti da Boeing negli anni ’40, che abbiamo approfondito nell’articolo del 14 ottobre 2021. La crescita della produzione e delle dimensioni degli aerei più moderni e l’obsolescenza dei velivoli americani ha spinto Airbus a concentrarsi su nuovi aeromobili o nuovi metodi di trasporto (addirittura fu testata la “cavallina”, il trasporto sulla fusoliera), e dopo aver scartato alcune proposte già esistenti si è concentrata sulla produzione propria. Quindi, all’inizio degli anni ’90, ha presentato il suo gigante dei cieli che prende il nome dal simpatico cetaceo marino per via del “melone”, la grossa protuberanza di tessuto adiposo che questi splendidi mammiferi hanno sulla fronte e che aumenta sensibilmente la capacità di carico dell’aereo, nato per carichi voluminosi più che pesanti.
Derivato dall’aereo commerciale A300-600 con cui condivide il ponte, le ali ed i motori, è stato prodotto in cinque esemplari che sono gestiti dalla sussidiaria ATI, Airbus Transport International. Nel settembre del 1994 il Super Transporter, da cui la sigla “ST”, compì il primo volo ed entrò in funzione con costanza nell’anno successivo. Come il suo sorridente ispiratore, non è il più grande nella categoria: il record spetta all’Antonov AN-225 “Mriya”, che detiene molti primati tra i velivoli, mentre il Beluga si posiziona al sesto posto in termini di grandezza. A proposito delle dimensioni: questo gigante è lungo 56,16 m, alto 17,25 m ed ha una apertura alare di 44,84 m. Per quanto riguarda le prestazioni, grazie alla stiva di carico lunga oltre 39 m e con un diametro di più di 7 m riesce a trasportare fino a 47 tonnellate oltre il suo peso per una distanza massima di 1650 km, spinto da due motori turbofan GE modello CF6. Le operazioni di carico e scarico sono facilitate dalla posizione ribassata della cabina di pilotaggio e soprattutto dall’apertura frontale del melone che permettono un Turn-Around Time, cioè il tempo che intercorre tra un atterraggio e la successiva partenza, di due ore e mezza.
L’utilizzatore principale è la stessa Airbus, trasportando intere parti degli A320, A330, A350 ed A400M tra i vari siti produttivi della compagnia, ma spesso si è prestato molto bene al servizio dell’ESA. Infatti, è stato capace di portare fino al Kennedy Space Center di Cape Canaveral i contributi europei alla ISS: il laboratorio “Columbus”, in cui vengono studiati gli effetti della microgravità in campo biologico e fisico; i moduli ICC, ATV e soprattutto i “NODE”, moduli di interconnessione tra le varie parti della Stazione, che ci hanno permesso di avere questo gigante dei cieli all’aeroporto Caselle di Torino, essendo stati prodotti da Alenia Aerospazio. Ha avuto l’onore di trasportare da Parigi a Tokyo il famoso quadro del 1830 “La Libertà che guida il Popolo” di Eugene Delacroix: il trasporto di carichi così sensibili è stato possibile grazie alla presenza in cabina di pilotaggio di sistemi di controllo della temperatura all’interno della stiva, che permettono ai due piloti di tenere stabili le condizioni all’interno dei container refrigerati. È stato inoltre impiegato per fornire aiuto alle popolazioni colpite dall’uragano Katrina e dallo tsunami dell’Oceano Indiano del 2004. Il Beluga ha fatto segnare il record per il carico più voluminoso mai trasportato da un aereo quando nel 1997 ha portato un enorme serbatoio per agenti chimici di 6,5 m di diametro destinato ad essere caricato su una nave mercantile, mentre nel 2003 ha compiuto il suo volo più lungo trasportando tre elicotteri militari destinati ad una esposizione da Marsiglia a Melbourne volando per 25 ore oltre le soste.
Nel 2014, in seguito alla crescita della domanda di aerei a fusoliera larga come l’A350, Airbus ha sviluppato la nuova versione del Super Transporter. Sulla base del versatile “widebody” A330, è stato progettato il Beluga XL, codificato come A330-743L. È lungo 63,1 m, alto 18,9 m ha un’apertura alare di ben 60,3 m, ed ha aumentato il volume di carico del 30%: riesce a trasportare contemporaneamente due ali dei nuovi A350. Grazie ai motori Rolls-Royce “Trent” 772 può caricare fino a 51 tonnellate e portarle lungo una distanza di 4000 km. Le novità riguardano il cockpit, che è quello del moderno A330 messo in posizione ancora più ribassata, l’apertura, allargata e resa più funzionale, e la coda, che ha subito un restyling per aumentare le prestazioni in volo. Nel corso dello sviluppo saranno aggiunti dei moderni sistemi di volo quali il ROPS (Runaway Overrun Prevention System) che valuta la landing distance in funzione del carico per evitare che l’aereo superi la lunghezza della pista, e l’AP/FD TCAS che lavora evitando il rischio collisioni, ancor più pericolose per il valore dei carichi trasportati. Il nuovo programma prevede sei esemplari che stanno rimpiazzando i vecchi modelli: il primo ha volato per la prima volta nel 2018 ed è entrato in servizio nel 2020, mentre altri due sono già stati completati e testati.
Degli aerei così grandi richiedono delle strutture all’altezza: a Tolosa è stato costruito un nuovo edificio adibito solo al carico e scarico contemporaneo di due Beluga, che avviene ora al chiuso senza risentire degli eventi atmosferici. Tramite un potente sistema automatizzato di rotaie si è dimezzato il Turn-Around Time. Anche altri aeroporti hanno adottato delle nuove soluzioni per facilitare le operazioni al Beluga: l’aeroporto di Pau è stato il primo in Europa ad essere dotato del sistema EGNOS per guidare i velivoli nella difficile fase di atterraggio ai piedi dei Pirenei.
Per il loro compito fondamentale nella catena di approvvigionamento della Airbus con addirittura un migliaio di voli all’anno e per la facilità con cui possono essere utilizzati per portare, come abbiamo visto, ogni genere di carico, i simpatici Beluga difficilmente conosceranno crisi, e continueremo a vederli solcare i cieli di tutto il mondo.
Fonti:
Airbus
ESA
https://www.flightglobal.com/aerospace/how-airbus-has-optimised-its-beluga-operation/137185.article
https://www.flightglobal.com/more-room-on-top/20818.article
https://newatlas.com/go/4199/
Fonti immagini:
https://aircraft.airbus.com/en/aircraft/freighters/belugast
https://aircraft.airbus.com/en/aircraft/freighters/belugaxl